Non è da mettere in dubbio che la quantità di risorse che si potrebbero trarre dalle estrazioni di petrolio siano ingenti e proficue sia dal punto di vista lavorativo che produttivo; lavorativo perché attraverso il mantenimento delle strutture che si occupano della trivellazione si potrebbero mantenere molti posti di lavoro; produttivo perché sempre attraverso il mantenimento di queste strutture potrebbero trarre beneficio sia lo Stato che il singolo cittadino.
In primo luogo è necessario considerare che, oltre il lato economico e lavorativo e l’indipendenza energetica che si potrebbe fornire al nostro paese, l’estrazione di gas e petrolio in alto mare sarebbe un modo per differenziare l’approvvigionamento energetico in un periodo di insicurezza come quello attuale. E sarebbe anche rispettoso nei confronti dell’ambiente più di altre soluzioni perché eviterebbe il passaggio di centinaia di petroliere nel Mediterraneo che, dalle coste nordafricane, sarebbero altrimenti costrette a raggiungerebbero i porti italiani.
Nondimanco bisogna anche tenere in considerazione i danni a lungo e a breve termine che questa iniziativa potrebbe ulteriormente causare. Donde, quali danni ecologici e naturalistici porterebbero queste trivellazioni? I sedimenti nei pressi delle piattaforme sono spesso molto contaminanti. Ad esempio di ciò si considerino i seguenti dati: il 76% (2012), il 73,5% (2013) e il 79% (2014) delle piattaforme presenta sedimenti con contaminazione oltre i limiti fissati dalle norme comunitarie per almeno una sostanza pericolosa. Questi parametri sono oltre i limiti per almeno due sostanze nel 67% degli impianti nei campioni analizzati nel 2012, nel 71% nel 2013 e nel 67% nel 2014. Non sempre le piattaforme che presentano dati oltre le soglie confermano i livelli di contaminazione negli anni successivi, ma la percentuale di piattaforme con problemi di contaminazione ambientale è sempre costantemente elevata.
Però ad esempio storico, in passato il Mediterraneo, grazie alla sua posizione strategica, è stato considerato uno dei principali collegamenti tra l’Occidente e l’Oriente; via di comunicazione delle civiltà sviluppatesi tra il periodo Greco e Romano. Quindi, bisogna valutare se è realmente il caso di inquinare una delle nostre più grandi risorse, che circonda completamente l’Italia e che rappresenta una indispensabile fonte naturalistica ed economica-turistica per il paese. Tuttavia è necessario considerare il Mediterraneo anche in maniera estranea rispetto alla significativa cornice che rappresenta per la nostra penisola, cioè fonte di un’energia che potrebbe portare e accrescere economicamente il nostro paese, ovvero il petrolio.Il petrolio è industrialmente-energicamente usato nella produzione di carburante per motori come la benzina, i quali emessi da i tubi di scappamento delle autovetture provocano un enorme inquinamento atmosferico. Tuttavia il petrolio non è una fonte illimitata, ma è in esaurimento quindi il suo prezzo è molto elevato; ma allora, perché usare una fonte di energia costosa scarsa ed inquinante? Da tempo si sta cercando di promuovere fonti di energia alternative, soprattutto l’elettricità. Sarebbe opportuno cercare di promuovere maggiormente l’energia elettrica soprattutto nel campo automobilistico. L’energia elettrica è un’energia praticamente illimitata, che si può produrre in molti modi, ma che soprattutto non è inquinante; dunque un’energia totalmente migliore del petrolio su molti aspetti.
In conclusione, è necessario considerare il beneficio che si potrebbe ottenere da un prolungamento temporale della trivellazione che non riscontrerebbe una quantità di danni eccessivamente maggiore rispetto a quelli che sono già stati effettuati o sarebbero in grado le risorse rinnovabili di sostituire questa fonte di ricchezza?
Livia Catalano, Alessia Di Bella, Erica Aramini, Andrea Celso, Davide Cannizzo