Oggigiorno assistiamo quotidianamente a casi di cronaca sul femminicidio, stalking, tentati omicidi e violenza sulle donne, e in genere, queste violenze provengono proprio dall’uomo che dichiara di amarle. Secondo gli ultimi dati forniti dalla Polizia sembrerebbe che stia diminuendo il numero di femminicidi, che gli altri anni superava i 100 casi. Non cambiano invece i dati sui maltrattamenti. Sono 3 milioni e 466 mila in Italia, secondo l’Istat, le donne che nell’arco della propria vita hanno subito stalking, ovvero atti di persecuzione.
Tra questi casi c’è sicuramente quello di Giada Norfini, una donna livornese che domenica 2 aprile è stata picchiata a colpi di bottiglia dal marito tunisino Aymen Gasmi, dal quale Giada aveva precedentemente chiesto la separazione, poiché aveva già subito violenze e addirittura minacce di morte, soprattutto da quando aveva preso la decisione di separarsi. “Ero innamorata di lui”- ha dichiarato la vittima dell’aggressione a La Nazione di Livorno -“Inizialmente si era rivelato un uomo amabile, che si prendeva cura di me e di suo figlio, poi ha iniziato a frequentare cattive amicizie, ha lasciato il lavoro e ha cominciato a fumare e ad ubriacarsi. Era maleducato con i miei genitori e aveva iniziato a picchiarmi frequentemente, così ho deciso di andare a vivere dai miei. Da allora sono iniziate le minacce e lo stalking. Domenica, dopo essere tornata da un’uscita con le mie amiche, mi ha raggiunto sotto casa e mi ha picchiato. Sono entrata in macchina e ha spaccato il vetro del finestrino con una bottiglia, poi ha cominciato a sfregiarmi la faccia proprio con questa. Ho suonato il clacson della mia auto e ho gridato aiuto. Fortunatamente i miei genitori mi hanno sentita, altrimenti mi avrebbe ucciso”.
Nonostante l’avvenimento ancora vivido e doloroso, Giada ha comunque deciso di raccontarsi e di mostrare le sue ferite, per fare in modo che altre donne nella sua medesima situazione non compiano i suoi stessi errori e non sperino in un cambiamento che certamente non avverrà.
Possiamo ancora tollerare casi di questa gravità al giorno d’oggi? Assolutamente no, la donna non è un oggetto, non è strumento nelle mani di chi non la ama e la battaglia deve partire proprio da lei. Denunciate, gridate, parlatene, non state in silenzio, accusando voi stesse per degli errori che non avete fatto. Non crediate nel pentimento che viene implorato dopo le mostruosità che vi sono state inflitte. Siate più forti di chi vi ha fatto del male. Denunciate.
“Ricorda che l’amore non è violenza” dice una frase del testo portato a Sanremo 2017 da Ermal Meta: ci ricorda che chi ci fa del male, non potrà mai amarci.