“Se tu conosci il tuo valore e conosci il valore dell’altro, fondato sulla differenza, si produce un altro effetto meraviglioso, ti apri allo scambio. Lo scambio tra le differenze produce una ricchezza senza fine.” È il consiglio di Adriana Laudani, una delle responsabili dell’UDI (Unione Donne d’Italia), l’organizzatrice del concorso Stereotipa, che ha premiato i ragazzi delle scuole partecipanti durante la manifestazione al Palazzo della Cultura.
“Responsabili dell’UDI Catania siamo in due, perché non crediamo molto nell’individualismo, ma in questo scambio. A guidare l’UDI catanese con me c’è anche Giovanna Crivelli – aggiunge Laudani – . Inoltre, Elvira Colosi è la nostra tesoriera ed anche una delle donne da più tempo impegnate nell’UDI.”
Intanto che cos’è l’UDI?
“Unione Donne d’Italia si chiama oggi, prima si chiamava Unione Donne Italiane. Questo cambiamento deriva dal fatto che quest’antichissima associazione nasce durante la resistenza, quindi prima ancora della costituzione, e ha condotto la battaglia per il voto alle donne.
Quest’organizzazione che prima appunto difendeva i diritti delle donne italiane, oggi pensa di dovere difendere i diritti di tutte le donne che si trovano in Italia anche se sono migranti e non sono italiane, e quindi, per questo, ha cambiato la sua denominazione.
L’UDI a Catania esiste ormai da molti anni, circa sette, ed ha avviato nelle scuole un progetto che si chiama STEREOTIPA. È un progetto sostanzialmente di educazione di genere che tende ad un obiettivo, rompere gli stereotipi.”
Cosa sono gli stereotipi?
“Sono delle rappresentazioni culturali e simboliche che tendono a relegare le persone in un modello, in un ruolo, attraverso le etichette. Togliamo le etichette per guardare le persone per come sono, per il valore speciale, singolare che ciascuno esprime. Quindi, dietro questo progetto di rinnovamento culturale e contro gli stereotipi vi è l’obiettivo di indurre ciascuna e ciascuno di noi a conoscere le differenze e a valorizzarle. Ognuno di noi deve considerare un bene prezioso e della propria vita la propria differenza, che è di genere ma anche di stato, di opzione culturale, filosofica, religiosa e finanziaria. Ognuno deve conoscere la propria, provare a riconoscere le differenze dell’altro e al posto dell’etichetta, che normalmente si accoppia a questa differenza che significa relegazione e chiusura, si deve mettere un valore. Se tu conosci il tuo valore e conosci il valore dell’altro, fondato sulla differenza, si produce un altro effetto meraviglioso, ti apri allo scambio.
Ora tutti noi comprendiamo che aldilà del valore che ancora dobbiamo affermare, la differenza di genere, così come la differenza di opzioni sessuali si affermi nel mondo per riconoscere ad ognuno il diritto di essere ed esercitare i propri diritti nella libertà. Se questo è molto importante per donne e uomini, voi capite quanto questo oggi diventi importante rispetto alle differenze di razza, etnia, religione, nel tempo in cui i cosiddetti forti e potenti della Terra sono quelli che sono capaci di costruire muri. Noi questi muri non li possiamo accettare, noi sappiamo che questi muri producono povertà, producono abbandono, producono disconoscimento dei diritti dei bambini, delle donne e degli uomini. Ancora una volta, questa battaglia delle donne che parte dal bisogno di affermare la propria libertà, i propri diritti è, invece, una battaglia che è per tutte e per tutti, che può cambiare il mondo. Quando abbiamo cominciato, nel 68’, la cosiddetta Rivoluzione Femminile, noi dicevamo sempre questa frase: Se siamo capaci di cambiare la nostra vita personale, di affermare la nostra vita, libertà e diritti, questo cambia il mondo e la vita di tutte e tutti!”
Agata Nicotra, Anna Paola Tucci e Martina Zucchero