SAN SEBASTIANO: tra fede e storia

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Mistretta è un paese di grande religiosità e le processioni seguono sempre lo stesso percorso devozionale, tranne San Sebastiano che in estate segue un doppio percorso.

Sebastiano è stato un militare romano, divenuto martire per non aver rinnegato la fede cristiana.

Nacque a Narbona nel 256 e morì a Roma il 20 Gennaio del 282 d. C. Sebastiano era un giovane centurione romano e predicò il vangelo sotto l’impero Diocleziano. Diventò un alto ufficiale dell’esercito imperiale e fu il comandante della prestigiosa prima coorte della guardia imperiale di Diocleziano, per la difesa dell’imperatore. Per la sua intelligenza e per le sue doti di lealtà e fedeltà fu molto stimato dagli imperatori Massimo e Diocleziano. Grazie al suo incarico  ha potuto mettere in pratica azioni a favore dei cristiani, dando aiuto a quelli segregati in carcere e condotti al supplizio e ha anche potuto curare la sepoltura dei martiri. Ha fatto anche opera missionaria diffondendo la religione e convertendo al cristianesimo soldati, militari, magistrati e nobili della corte.

Quando si diffuse la voce che Sebastiano era un cristiano, Diocleziano che odiava profondamente i fedeli di Cristo ne ordinò l’arresto e quindi fu sottoposto al martirio delle frecce; fu  legato ad un tronco d’albero sul colle Palatino e denudato fu  trafitto dalle frecce in ogni parte del suo corpo. san sebastianoAbbandonato sul tronco dell’albero dai suoi carnefici, fu creduto morto. Di notte i cristiani andarono a trovarlo e si accorsero che era ancora vivo, così Santa Irene si prese cura di lui, medicandogli le innumerevoli ferite. Miracolosamente Sebastiano guarì, quando recuperò le sue forze si recò da Diocleziano e Massimo per professare la sua fede, ma venne flagellato a morte e seppellito nelle catacombe  sulla via Appia, che da Lui presero il nome attuale.

Il 20 Gennaio di ogni anno per Mistretta è il giorno della grande festa di San Sebastiano. Nel nostro paese San Sebastiano si festeggia due giorni l’anno, il 20 Gennaio, giorno in cui la chiesa ricorda il suo martirio e il 18 Agosto, festa di voto, alla quale partecipano tutti gli amastratini emigrati.Possiamo dire che il 20 Gennaio  è una festa per pochi intimi, i più forti, i più resistenti, disposti a sfidare il vento, la neve e la pioggia pur di non rinunciare alla “corsa” per le strade innevate di Mistretta. Tutti pronti a correre dietro la maestosa e pesante Vara. II mistrettesi sono molto devoti al Santo perché quando il paese fu colpito da una  grave  pestilenza, lo invocarono per fermare la terribile epidemia.

Il percorso processionale  attraversa le vie del centro storico e tocca i luoghi presso cui erano ricoverati i malati intercedendo per la guarigione della povera gente e proprio in questi posti si fa una sosta e in alcuni punti si corre.

La sua intercessione, unita alla preghiera del popolo, fermarono il contagio e l’epidemia scomparve.

A Mistretta la splendida Vara, opera dei primi anni del 1600,  costruita dai fratelli Li Volsi, famosi intagliatori e scultori del legno, viene portata a spalla da 50 portanti per le vie cittadine. I portanti indossano una divisa che consiste in un gilet di velluto nero, fazzoletto rosso, camicia bianca, pantaloni di velluto nero e i “pirunetta” di lana grezza.

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La statua del Santo è opera dello scultore amastratino Noè Marullo e sostituisce l’originaria statua della seconda metà del 400 oggi ospitata nella “Chiesa Madre”. I portanti sono molto fieri e svolgono questo compito da parecchio tempo e il posto viene tramandato, quasi sempre, da padre in figlio. Tantissima gente con grande devozione, aspetta l’uscita del fercolo di San Sebastiano davanti la chiesa. A dare inizio alla processione è l’uscita della Varetta degli Angeli, dove è posta la reliquia del Santo e parecchi ceri donati da chi  ha ricevuto una grazia. Tanti, per una particolare promessa, corrono  dietro il Santo scalzi, senza temere il freddo e il ghiaccio.

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La festa del 18 Agosto è considerata “a festa ranni”.Certo in estate c’è molta più allegria, infatti il comitato che gestisce la festa di San Sebastiano si preoccupa di organizzare al meglio lo svolgimento di essa. La mattina alcuni giovani, accompagnati dalla banda musicale, portano il gonfalone di San Sebastiano nelle case delle persone che hanno ricevuto la grazia . Nel pomeriggio si svolgono giochi, come la pentolaccia, e sfilano anche i cavalli.

La processione inizia dopo la celebrazione della Santa Messa, subito dopo i portanti vengono chiamati dal sacerdote per baciare la  reliquia che contiene un osso del cranio del Santo e per recitare insieme la preghiera del portante.

In estate la processione diventa, per loro, molto più dura, infatti il percorso è più lungo e faticoso, dietro o davanti alla “Varetta” ed alla“Vara” corrono tutti, sacerdoti, autorità civili e militari, la banda  e una folla immensa di gente.

A suscitare grande emozione, in particolare è l’ultimo tratto accompagnato dalla marcia dei bersaglieri.

La festa si conclude con la classica “corsa” e a “ vutata”, cioè l’inversione a spalla per riportare il Santo dentro la Chiesa, con la benedizione  eucaristica e con il canto del Tantum Ergo. Alla fine con gli spari dei giochi pirotecnici e ( in estate) con uno spettacolo musicale.

Descrivere a parole la processione non è semplice, bisogna assistere ad un tale evento unico nel suo genere, carico di emozione e suggestione, che attira fedeli e semplici partecipanti da varie parti del mondo. Dopo la processione ho assistito alla celebrazione della Santa Messa. Sono stata molto colpita dalle parole di Padre Enzo Smriglio  che durante la predica, ci invitava a seguire l’esempio di San Sebastiano e non rinnegare mai chi siamo e il nostro modo di essere, a costo di essere derisi e allontanati dagli altri. Il messaggio era rivolto soprattutto a noi ragazzini e agli adolescenti che spesso, pur di piacere agli altri siamo disposti a fare cose, a parlare o a vestirci secondo quelli che non sono i nostri principi. Ciò è sbagliato, San Sebastiano avrebbe potuto fare carriera e guadagnare molti soldi e ha rinunciato pur di non rinnegare l‘amore per Dio.

Greta Scalone