Egoismo, corruzione e materialismo oppure altruismo, unione e bene comune? Cosa domina il nostro paese? Per darci una risposta, la cronaca di questi giorni ci ha portati a Messina, dove Il 12 maggio sono finite in manette 35 persone tra cui il consigliere comunale ed ex capogruppo Pd (poi passato a Forza Italia) Paolo David, per voto di scambio. La cronaca di cinquecento anni fa ci riporta invece al grande Niccolò Machiavelli che, seppur sembri così lontano da noi, aveva già compreso ed individuato l’esistenza di un piccolo passo che rende egoismo e altruismo due comportamenti così diversi, lo stesso che separa un principe da un tiranno : l’indirizzo del proprio operato. Molti politici moderni sembrano più vicini alla figura del tiranno. Entrano in politica per soddisfare i propri interessi egoisticamente. Si siedono comodamente nelle poltrone di Camera e Senato senza avere competenze né requisiti, spinti non tanto dal desiderio di far crescere il nostro paese quanto il proprio conto in banca. E’ questo lo spirito che, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, ha dominato negli ultimi anni la città di Messina, un piccolo esempio nel mare della corruzione che domina tutto il Paese. Le indagini della Polizia hanno scoperto una vera e propria matassa di interessi occulti, legami tra mafia e politica. Secondo gli inquirenti, “esponenti delle cosche mafiose, in correlazione con personaggi del mondo politico locale, ostacolavano il libero esercizio del diritto di voto per le consultazioni elettorali regionali, politiche e comunali che vanno dall’ottobre 2012 al giugno 2013″ . L’organizzazione criminale gestiva grossi pacchetti di voti nei quartieri popolari in cambio di favori di ogni tipo da generi alimentari a posti di lavoro. L’Italia è uno dei paesi più corrotti al mondo e il più lento ad uscire dalla crisi di questi anni. Coincidenze? Non proprio. Corruzione significa anche far entrare in un qualsiasi settore di lavoro persone che non sanno come gestire le cose, in quanto, non conoscendo quel determinato ambiente e non avendolo raggiunto per meriti propri, non hanno cognizione di cosa sia utile o necessario. Così restano inermi di fronte alle problematiche più critiche o peggio, con superbia, pretendono di prendere in mano la situazione aggravandola. I ‘fatti’ di cui siamo direttamente o indirettamente testimoni sembrano competere tra loro per essere ognuno il più riprovevole o scandaloso, ma in ogni caso tutti concorrono a farci comprendere che siamo ben lontani dall’ideale politico del Machiavelli. Questi distingue due categorie di governanti: il ‘principe’ ovvero colui che opera a vantaggio dello Stato e, se usa metodi riprovevoli, lo fa per il bene pubblico; il ‘tiranno’, colui che è crudele senza necessità e solo a suo vantaggio. Machiavelli condanna la tirannia auspicando a un modello di Stato che sia ordinato, pacifico e sicuro, retto da un principe che consideri ‘bene’ ciò che è più utile al paese, ai fini della tranquillità e benessere dei cittadini. Si tratta di un diverso modello governativo ma i tratti del giusto statista, da lui delineati, sono sotto alcuni aspetti ancora validi. Infatti tutt’oggi lo Stato ideale dovrebbe essere guidato da coloro che possiedono le adeguate competenze, che ottengono favori ed incarichi non in cambio di garanzie di voto, e coloro che operano a vantaggio dei cittadini, identificando l’utile nel bene comune e non nel meglio per se stessi.