Colonia…violenza…immigrazione : tre parole, tre nomi messi insieme dalla barbarie che ferisce chi vive serenamente la propria vita, sperando anche in un mondo più bello. Tre parole messe insieme nel grande disorientamento di un evento che ci scuote, anche perché, al momento non sembra avere una soluzione o una strada aperta .
I fatti sono noti: nella notte di Capodanno, nella civilissima Colonia, decine di donne sono state infastidite, aggredite e violentate da branchi di uomini. Pare che fossero tutti immigrati. Non sono stati meglio identificati.
Questa raccapricciante notte tira fuori e mescola problemi legati alla violenza sulle donne, vittime in ogni caso qualunque sia l’interpretazione che viene data ai fatti, il disagio di tanti di fronte all’immigrazione, il dubbio sull’atteggiamento poco chiaro sia della polizia che del governo.
Si stima che nel mondo circa il 35% delle donne è vittima di una forma di violenza.
Ma silenzio, questo non fa scalpore, qui i media tacciono. E’ come se ci stessimo abituando: tanto si sa, la violenza sulle donne è un problema senza fondo.
Ritorniamo a Colonia: tante donne, felici di partecipare ai festeggiamenti di Capodanno, vengono stuprate e aggredite da immigrati…il mondo scoppia, i media ne parlano. Fanno bene ma ne parlano in modo fuorviante. La colpa è dell’immigrazione? “A casa loro”: questo è il grido che si ripete.
Concordiamo con chi ha detto: “Qui il problema immigrazione c’entra ben poco, qui il problema è la violenza sulle donne ”. I fatti di Colonia sono un’offesa al mondo delle donne e al mondo, non c’entrano le culture diverse: qui è necessario mettere l’educazione e il rispetto prima delle tradizioni , prima di ogni religione o cultura.
Gli uomini violenti di Colonia devono essere giudicati e puniti come uomini violenti non come immigrati. Devono essere consegnati alla giustizia funzionante che tutela le donne come persone, non come vittime dell’immigrazione. Questo per noi deve essere un banco di prova della nostra capacità di dimostrare i principi di civiltà e di libertà che abbiamo costruito anche soprattutto nella lotta per i diritti delle donne. Quei giovani vanno messi di fronte alla loro responsabilità e va fatto loro capire (così come ad ogni uomo violento, quale che sia il suo passaporto) che ogni forma di umiliazione, violenza, discriminazione contro le donne è una violenza dell’umanità. Per questo vanno puniti.
Nessuno parla degli immigrati siriani che il giorno dopo a Colonia dividevano una rosa ad ogni donna per esprimere le proprie scuse, anche se avevano poco da scusarsi.
Noi siamo con loro. Chiunque violenta una donna non è un uomo è un criminale, va punito e va messo nelle condizioni di non nuocere ancora.
Antonio Rapisarda, Samuele Carcagnolo