“La mia idea è che le streghe, con i loro oscuri presagi, restino attaccate ai personaggi come un cordone ombelicale, condizionandone le scelte e i comportamenti”. E’ proprio con queste parole che l’attore e regista teatrale Vincenzo Pirrotta ci presenta il suo Macbeth- Una magarìa: un Macbeth un po’ diverso, dai tratti siculi,folle ma virtuoso, in scena dal 24 febbraio al Teatro Stabile di Catania.
Il pubblico ha sicuramente apprezzato l’esibizione delle streghe in lingua nostrana che ha immediatamente catturato l’attenzione di tutti rompendo il ghiaccio e suscitando l’interesse generale. La scena si apre con una danza tribale macabra e occulta che le streghe eseguono per lanciare un’insidiosa maledizione al protagonista. Difatti la tradizione shakespeariana vuole che siano le tre streghe (in scena sono di più,ma andando avanti solo tre di queste avranno un ruolo rilevante) a lanciare un’oscura maledizione e a profetizzare l’avvenire del futuro Barone di Cawdor e Re di Scozia.
Lo spettacolo scorre abbastanza agevolmente anche se in alcune parti invece è facile che lo spettatore perda il filo del discorso perché le battute non sono concise, ma si protraggono come il copione del rinomato drammaturgo comanda.
Il regista ha voluto aggiungere alcuni aspetti simbolici, alcuni più immediatamente comprensibili ed altri un po’ meno. Tre corde sono un elemento ricorrente nello spettacolo: rappresentano il destino (le 3 fatidiche profezie) che incombe sulla testa di Macbeth e su quella della sua donna e che li legano indissolubilmente alle streghe e alle loro profezie. E’ presto detto, che nella scena in cui lady Macbeth impazzisce e si avvia ad ammalarsi per poi morire per i sensi di colpa, queste corde prendono il sopravvento su di lei. Le streghe la legano e la catturano.
L’interpretazione degli attori è comunque molto valida, se non superba. Guardando la rappresentazione si potrebbe pensare che i due coniugi siano avvezzi alla follia anche nella vita di tutti i giorni. I personaggi secondari avvertono realmente la sofferenza, l’affanno e il tormento dovuti alle azioni di Macbeth che spadroneggia, abusa del suo potere ed ha costantemente la sensazione che la terra gli stia per cadere sotto ai piedi (dato che stando all’ultima profezia, il trono gli verrà sottratto).
Le tre streghe sono personaggi inumani, mostruosi, creature infime e lontane dalla realtà, ed è proprio per questo motivo che Vincenzo Pirrotta ha deciso di farle esprimere in dialetto siciliano. Lingua ignota, sconosciuta e ovviamente diversa da quella parlata da Macbeth e dai suoi. E’ la lingua che l’attore parla quotidianamente e che quasi sicuramente sente come propria. In questo contesto prende una connotazione reale e vera, vera come purtroppo sono le profezie che le streghe divinano a Macbeth. Che Vincenzo Pirrotta creda nel destino?
Non ci sono state standing ovation al termine dello spettacolo. probabilmente perché quello che il regista avrebbe voluto comunicare col suo Macbeth non è emerso, ciononostante il risultato è stato veramente buono e come per ogni cosa occorre del tempo.