La didattica dell’italiano nella scuola secondaria

“Conoscere i concetti, non significa niente, se poi non li si sa applicare nella realtà quotidiana”. Questo è il pensiero espresso dal professore Antonino De Cristofaro, nel convegno tenutosi il 24 febbraio, nel liceo scientifico catanese Boggio Lera.

Protagonisti di questo evento sono stati i docenti di lettere dell’università catanese. Fondamentalmente il tema di cui si è parlato maggiormente è stato quello sulle competenze scolastiche. “La questione delle competenze rimane sempre una questione spinosa, poiché all’interno del burocratese del linguaggio scolastico, non si riesce a dare una definizione chiara, in campo letterario, di quelle che sono le competenze”. Queste sono le parole della professoressa Patrizia D’arrigo, la quale ha partecipato, insieme a molte altre scuole italiane, al progetto COMPITA(competenze dell’italiano), ovvero gli insegnanti hanno lavorato con le classi sulla didattica per competenze. Una delle soluzioni più condivise dagli insegnanti, per scardinare questo problema, consiste proprio nel cambiare metodo di insegnamento, partendo da una giusta definizione di competenza letteraria e come farla acquisire.

Parlando con la relatrice è emerso un’ altro problema, quello della scuola-mercato. Come ella ci spiega, bisogna cercare di avere una propria autonomia a livello istituzionale ed è chiaro che alcune imposizioni possono creare dei condizionamenti, per esempio, a livello di dipartimenti. Bisognerebbe seguire il proprio percorso didattico e lavorare per il bene degli studenti.

L’ultimo punto del dibattito è stato quello sulla legge 107. Una legge, come ci ha ricordato la professoressa, che è stata osteggiata dal 90% degli insegnanti italiani e che ancora oggi viene messa in discussione. A tal proposito il 17 marzo vi sarà uno sciopero generale della scuola, indetto dalla COBAS e da altri sindacati, contro la riforma in questione.