“Un grande scrittore raccontato da grandi registi; un intellettuale che ha avuto simpatie per il fascismo riproposto da intellettuali di sinistra e comunisti; il racconto di un mondo contadino che non esiste più ma sarà sempre come metafora”. Con parole intriganti Franco La Magna, critico ed autore cinematografico e teatrale, presenta il film “Kaos” di Paolo e Vittorio Taviani e così ha inizio nell’aula magna dell’IIS”Vaccarini” la mattinata di lavori dedicati a Luigi Pirandello , nell’ottantesimo anniversario dalla sua morte.
Un film del 1984, un classico sempre vivo e capace di parlare anche ai giovani.
Il fascino ed il mistero sono già in un titolo enigmatico tratto dalle parole dello stesso Pirandello:“Io […] sono figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti, corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco Kaos“.
Il film si articola in quattro episodi e un epilogo, collegati dal volo di un corvo nero che si libra sopra la campagna con un campanello appeso al collo.
Il primo episodio, L’altro figlio, racconta il sentimento invincibile e viscerale di repulsione che una madre nutre nei confronti di un figlio nato da una violenza subita trent’anni prima: il figlio ha gli stessi tratti del padre, è “tutto suo padre”. Il secondo, Mal di luna, racconta l’amore, la paura, il desiderio e l’orrore di Sidora, giovane sposa che fugge lo sposo licantropo, poi ritorna, cerca altro amore e infine riaccoglie, come una madre, lo sposo dannato dalla luna.
Nella giara, don Lollò, rude proprietario terriero di verghiana memoria, fa riparare una maestosa giara da un artigiano esperto, che, però,resta rinchiuso nella preziosa panciuta giara, sollevando un moto di ribellione festosa nel grigio mondo della roba.
In Requiem i contadini lottano contro gli amministratori: vogliono seppellire il patriarca sugli altopiani ragusani invece che nel lontano cimitero della città.
L’Ultimo episodio, Epilogo, è il più poetico e malinconico: Pirandello ritorna a Girgenti nella sua terra e nella sua casa e parla con la madre –fantasma. Lo scrittore è alla ricerca di sé, del giusto punto di vista da cui raccontare il mondo, del conforto insostituibile e del consiglio autorevole e amorevole della madre. “Devi vedere le cose da altre prospettive”, dice la madre serena e Pirandello , ritornato bambino, piange forse per nostalgia della madre o della terra o del mondo che ha perduto.
Il corvo aleggia su questo mondo primitivo ed eterno. Anche il corvo è un figlio di natura che , per caso, è stato liberato dalla barbarie umana e vola osservando il mondo. Anche la luna, una luna silenziosa di leopardiana memoria, segue e lega gli episodi, benevola o matrigna, portatrice ora di morte e dolore, ora di gioia di libertà.
Una luna lontana eppure tanto presente nella vita dell’umanità.
Kaos è una metafora della libertà, l’altro grande tema del film: la libertà dei contadini che insorgono danzando contro don Lollò; la libertà dalla povertà, che i migranti cercano nel viaggio verso l’America; la libertà dalla fame dei rivoltosi che insaccano il grano; la libertà dell’intellettuale dalla quotidiana e noiosa routine della vita cittadina; la libertà di una corsa lungo la collina bianca di pietra pomice verso il mare azzurro.
Un film ricco, che tanto lascia immaginare e pensare, grazie alla fotografia di Giuseppe Lanci, alle musiche di Nicola Piovani, all’interpretazione di grandi attori – Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Omero Antoniutti, Regina Bianchi, , solo per ricordarne alcuni. Lanci rende magica la campagna ragusana, che luccica sotto il sole ed è fosca nelle notti di luna, e affascinante la città di Ragusa; Piovani potenzia la bellezza del paesaggio e la forza del racconto, facendo volare le nostre emozioni. Franchi , Ingrassia, Bianchi, Antoniutti creano personaggi intensi e indimenticabili.
Gabriele Messina, Carmelo Massa, Antonio Rapisarda