Lo sviluppo delle competenze digitali è fondamentale per l’evoluzione e la crescita della società. Infatti, il mondo di oggi si sta nettamente evolvendo verso il digitale. Ormai, i negozi, le banche, le televisioni e tanti altri servizi si possono trovare online a portata di un click. Ed in questa corsa alla digitalizzazione l’Italia non può rimanere indietro, di certo non come sta facendo. A conferma di ciò il Digital Economy and Society Index vede l’Italia al 25° posto in Europa, quindi tra i paesi meno sviluppati in Europa. Infatti, meno della metà degli italiani non ha competenze digitali di base, mentre lo standard europeo è di circa il 60% della popolazione. Questo, oltre che fare sfigurare l’Italia sul piano internazionale, facendola apparire come un paese lento e arretrato, può avere delle pesanti ripercussioni economiche sulle aziende, che non possono competere con la digitalizzazione dei servizi e delle vendite estere.
Un esempio di come la digitalizzazione può aver cambiato il modo di fare acquisti della popolazione italiana, ma anche mondiale, è Amazon, il più grande negozio digitale del mondo, che, con il proprio ingresso sul mercato, ha sicuramente influito negativamente sulle vendite dei negozi classici italiani, che, invece, come massima espressione evolutiva nell’ambito digitale hanno i cataloghi online. Il motivo di tale arretratezza dell’Italia può essere attribuito ad una repulsione della popolazione verso il cambiamento, a partire dall’italiano medio, fino ad arrivare alla classe dirigente. Questa paura verso il cambiamento è probabilmente frutto del retaggio culturale e religioso dello Stato, che ha sempre contrastato l’evoluzione ed il cambiamento, prediligendo una popolazione ignorante e malleabile, cioè facile da controllare e condizionare. Un’altra conseguenza della cultura e degli usi italiani è il fatto che il 50% della popolazione femminile italiana non è utente interne.
Questo fa pensare che, come una volta, l’avanzamento tecnologico e la scienza restino branche prettamente maschili, cosa che, invece, non dovrebbe avvenire in civiltà più avanzate. Probabilmente il modo più efficace per migliorare la percentuale della popolazione non digitalizzata è agire sulle scuole, in modo da formare al meglio la nuova classe media e dirigente. Dal punto di vista educativo, purtroppo, l’Italia non ha fatto moltissimi progressi. Solo nell’ultimo anno hanno cominciato a diffondersi le reti wifi nella scuole e l’utilizzo di registri elettronici, ma ancora la Scuola italiana è ben lontana dall’evoluzione al digitale. Questo problema è probabilmente derivato dal fatto che la maggior parte degli insegnanti in Italia ha oltre cinquant’anni, ed è refrattario all’utilizzo di nuovi sistemi, specialmente se digitali.
Ciò fa avanzare a piccoli passi la digitalizzazione nelle scuole italiane. Inoltre, in molte famiglie italiane, internet viene visto come qualcosa di pericoloso, un mostro da combattere, che crea solo dipendenza, anziché essere visto come il più grande strumento di informazione e comunicazione che, effettivamente, è. Tutto questo astio nei confronti del cambiamento può, come si diceva, essere facilmente superato educando le nuove generazioni alla cultura digitale. Però, non è nemmeno corretto incolpare solo i cittadini medi italiani di essere refrattari al cambiamento. È vero anche che il governo italiano ha più volte promesso di intervenire fornendo una banda ultra larga: i piani del governo che proponevano tale servizio sono anche stati finanziati dall’Europa, ma di banda ultra larga ancora non se ne vede traccia.
Internet è lo strumento del futuro, il prossimo passo dell’evoluzione dell’uomo sta nella rete, nello stare connessi, per poter scambiare informazioni continuamente. E l’avanzamento di questo servizio dovrebbe solo essere incoraggiato.