Ci troviamo nei pressi del quartiere Borgo nella zona del centro storico, qualche traversa più in là c’è la via Furnari e sembra di essere stati catapultati in periferia: palazzo barcollante, quasi inabitabile. Eppure è proprio lì che da anni vivono più di 25 nuclei familiari.
Andiamo ai fatti: giorno 16 febbraio alle ore 8.00 del mattino via Furnari viene “svegliata” da polizia , vigili del fuoco , polizia municipale. Il motivo? Il comune di Catania ordina lo sgombero per i 25 nuclei familiari.
Dove andranno?
Queste famiglie non vivono in una situazione agiata. Molti di loro non hanno un lavoro, altri lavorano ed hanno figli da mantenere . I insomma persone che per forza di cose non arrivano alla fine del mese.
I residenti ci raccontano che da più di due anni fanno richiesta al Comune per una casa popolare ma hanno ricevuto solo una risposta semplice e immediata un anno fa: il primo preavviso di sgombero.
Fino ad arrivare ad oggi: lo sgombero. Eppure, in un anno le soluzioni da trovare potevano essere molteplici.
Adesso il Comune di Catania alle 25 famiglie sgomberate “offre” 15 notti di B&B e 250€ al mese per due anni.
Un paio di giorni dopo l’accaduto mi reco sul posto; l’aria che si respira non è affatto tranquilla, c’è tensione, tristezza e non veniamo accolti nel modo più caloroso.
Vediamo famiglie che sistemano vestiti, bambini che giocano per strada e sui balconi, persone affacciate, altre persone della multiservizi che entrano ed escono dal portone principale del palazzo; notiamo padri che piangono e persone disperate. Ci dicono che non pretendono poi tanto, chiedono solo una casa e non un semplice “accontentino”.
Certo il Comune ha messo in evidenza un problema serio: il rischio che il palazzo crollasse e l’insicurezza della sua struttura. Ma non si può non considerare che la decisione che spinge un padre a continuare a vivere con la propria famiglia nel costante pericolo di un palazzo dalle condizioni strutturali poco sicure nasce da problemi di base che andrebbero affrontati dalla base, non dimenticati con un palliativo di due anni di affitto.
Il comune dovrebbe tutelare e garantire il diritto alla casa, investire sul sociale, e ogni famiglia deve poter stare sotto un tetto sicuro.
L’unica cosa che ci viene in mente camminando per le vie di quel quartiere è una canzone che dice: “prima di sgomberarci , sgomberatevi il cervello, noi siamo la comunità levatevi il cappello ” .
Samuele Carcagnolo e Antonio Rapisarda