DIRITTI E NATURA

Posizioni contrastanti sui diritti e sulla visione della realtà

Quando si pongono come oggetto di discussione i diritti dell’uomo è possibile notare come il pensiero umano possa essere così vario, da individuo ad individuo, e come l’aspetto politico influenzi questo pensiero.
È comunque ragionevole presentare le varie posizioni, considerando che ognuna di queste può essere fondata o meno.
Ciò non toglie che un pensiero possa essere soggetto a giudizi e contestazioni, in quanto alcuni di questi pensieri appaiono piuttosto sgradevoli, o almeno privi di filo logico.

Diritto alla vita, alla libertà e alla felicità

In particolare, sul diritto alla vita, alla libertà e alla felicità, c’è chi addirittura è pronto a contestarli, forse influenzato dall’impatto che questi diritti hanno sulla realtà, e sarebbe il caso di discuterne proprio adesso.

I DIRITTI: IDEALMENTE/PRATICAMENTE

Come Umberto Eco vuol far notare, implicitamente (o forse neanche tanto), (Il diritto alla felicità, L’Espresso, 26/03/2014), c’è una discrepanza profonda tra il concetto ideale dei diritti sopra citati, così come sono stati scritti, in origine, sulla Dichiarazione d’Indipendenza, e l’impatto che questi hanno sulla società, ma bisogna ben chiarire la situazione. Quale sia la discrepanza se ne parlerà più in là.

SUB-DIRITTI: DIRITTO ALLA SALUTE E AD AVERE FIGLI

Diritti come quelli alla salute e ad avere figli dovrebbero essere considerati come sub-diritti del diritto alla vita, alla libertà, e alla felicità. Dentro il concetto di questi diritti, infatti, è ovvio che si trovi anche il diritto alla salute e ad avere figli, perché contribuiscono alla felicità e alla libertà di ogni individuo.

Nessuno può garantire la tua salute e la tua felicità

Massimo Fini tiene particolarmente a far sentire la propria discutibile opinione, (I figli e la felicità non sono un diritto, Il Fatto Quotidiano, 4/02/2016), distruggendo quei diritti di cui si pensava, o forse sperava, che nessuno avrebbe avuto da obiettare. Si parla del diritto alla felicità e del diritto alla salute. Massimo Fini, infatti, sostiene l’inesistenza di tali diritti nella realtà, per la semplicistica ragione che nessuno può garantire tali diritti. Per alcuni versi, Umberto Eco tenderebbe a sostenerlo, anche se con la ragione che il termine felicità è stato storpiato. Secondo Umberto Eco, appunto, la felicità è strettamente correlata allo stile di vita che si conduce, oggi sempre più influenzato dal consumismo. Se tutti per felicità intendessero la possibilità di assecondare i bisogni che impone la società, si potrebbe dare ragione a Fini, perché è possibie che non si abbia la possibilità economica di assecondare il consumismo. È, però, eclatante la visione contorta di felicità, che trascura il significato del termine diritto. Sarebbe interessante ricordare tale significato.

La salute e la felicità sono tuoi diritti
Sarà pur vero che la salute c’è a chi manca e a chi, invece, e per fortuna, non manca proprio, ma da qui a dire che il diritto alla salute e alla felicità non esista c’è di mezzo un mare. Il motivo per cui quella di Fini potrebbe essere considerata una visione contorta sta nel termine diritto. Un diritto manifesta la volontà della società di cercare che ogni individuo abbia tutti i mezzi per preservare la propria salute e la propria felicità. Ma è ovvio che non tutti possano essere in perfetta salute: purtroppo, in alcuni casi, è impossibile agire per preservare la salute dell’individuo, ed è il caso dei mali incurabili, ad esempio, le malattie neurodegenerative, patologie rare e non rare etc. I diritti alla salute e alla felicità, comunque, esistono. Per quanto riguarda quello alla felicità, è facile essere d’accordo con la critica di Umberto Eco, dato che il significato di felicità è variabile, e che al giorno d’oggi ha un significato corrotto, ma ciò non rende infelice, come sostiene Eco, l’origine di tali diritti, ovvero la Dichiarazione d’indipendenza americana, che è il frutto e l’emblema di una filosofia, fondamentale per il mondo moderno, che può essere facilmente seguita. Che poi l’andamento storico comprometta tale filosofia è un altro discorso. Parlando di diritto alla felicità è inevitabile parlare del diritto ad avere figli. «La natura difficilmente sbaglia», direbbe Fini, disprezzando il diritto ad avere figli. Che si parli di coppie eterosessuali, o omosessuali, il diritto ad avere figli è implicitamente descritto nel diritto alla felicità, come precisato prima. La Natura, purtroppo, può sbagliare, infatti. Se ciò non fosse, la medicina non avrebbe ragione di esistere. E, invece, esiste proprio per rimediare agli sbagli della natura. Fa parte della Natura anche l’azione dell’uomo, che può intervenire laddove la Natura non ha pensato di agire positivamente, o non ha proprio pensato di agire, dipende dalla concezione che si ha di Natura. È strano anche che Fini abbia un’idea conservatrice, nonostante sia un uomo progressista: sembrerebbe quasi una contraddizione.

No alle critiche dell’incriticabile

Si possono trarre facilmente delle conclusioni: la prima è che i diritti trattati in quest’articolo siano intoccabili, con la precisazione che discutibili, invece, sono i mezzi con i quali si cerca di riconoscere questi diritti. La seconda conclusione è che, per evitare confusione, è bene distinguere l’aspetto ideologico di un diritto dall’impatto che questo ha sulla realtà.

 

Angelo Sparti