“Non pensavamo portasse a tanto”. Questa è la frase di una ragazza di quinto anno che non era favorevole all’occupazione svoltasi a dicembre dell’anno scorso e che ha portato come conseguenze dei provvedimenti “punitivi” per tutta la scuola: l’abbassamento a sette del voto di condotta a tutti ragazzi, l’annullamento di tutte le attività svolte di mattina e delle gite scolastiche, ad eccezione dello stage linguistico, per evitare di perdere altre ore di studio in quanto gli studenti sono già stati privati di svolgere le lezioni regolarmente per via delle due settimane di occupazione. Ultimo, ma non meno importante, gli alunni di quinto anno si sono trovati in difficoltà poiché i giorni di orientamento universitario vengono contati come assenza ingiustificata dalla scuola.
Ma quali sono state le motivazioni dell’occupazione? Per dare una risposta a questa domanda abbiamo deciso di intervistare alcuni studenti.
I motivi che hanno causato questa occupazione sono stati: la riassegnazione dei beni confiscati alla mafia, le difficoltà riscontratesi dagli studenti nello svolgimento dell’alternanza scuola-lavoro, la struttura della succursale “Leonardo Grassi” che nelle giornate di pioggia ha delle infiltrazioni d’acqua.
Dalle varie opinioni raccolte abbiamo diviso i ragazzi in due gruppi: coloro che erano favorevoli all’occupazione e i non favorevoli.
“Sono riusciti attraverso canali esterni a portare qualcosa di buono in questa scuola”, dice uno studente del quinto anno tra chi ha condiviso la protesta. Gli studenti che sono rimasti costantemente a scuola nei giorni di occupazione e che hanno creduto fortemente in quest’ultima, ritengono di aver ottenuto ciò per cui hanno lottato. Tra essi vi sono anche coloro che sostengono l’occupazione, ma che pensano che sarebbe dovuta essere “meglio organizzata”.
Tra i pro all’occupazione qualcuno ha etichettato come “ignavi” coloro che non hanno preso alcuna posizione e hanno preferito rimanere a casa piuttosto che esprimere la propria opinione anche contro gli occupanti.
Ma cosa ne pensano i rappresentanti d’Istituto? E come si sono schierati? Giulio Coco non era favorevole perché secondo lui i motivi non sono stati abbastanza validi, ma ha comunque partecipato in veste di rappresentante: “L’occupazione è un momento di crescita, però non condivido le punizioni.” Jacopo Di Stefano e Giona Panarello invece sono entrambi favorevoli all’occupazione e soddisfatti dei risultati, Alfio Bonaccorsi, rappresentante della consulta, era a favore, ma non ha creduto nelle motivazioni date.
Per quanto riguarda le decisioni adottate dal consiglio d’Istituto, la maggior parte dei ragazzi non le ha ritenute “giuste”, ma “inutili” e scelte solo per “ripicca”. I professori, però, rispetto a quelle che gli studenti chiamano “punizioni”, sottolineano che le conseguenze non possono essere considerate tali in quanto rappresentavano esclusivamente un modo per riguadagnare il tempo perso. Per quanto riguarda, invece, il sette in condotta sottolineano che rispondeva soltanto alla griglia di valutazione adottata.
Paola Pinto e Paola Achouri