Se vi togliessero sette minuti dai quindici della pausa di lavoro, che fareste? Niente, vi lamentereste un po’, protestereste, sareste disposti a tutto pur di riaverli ? Questo è il punto di partenza del film “7minuti” di Michele Placido.
Il film racconta la lotta per la rivendicazione dei diritti fondamentali di alcune operaie nella fabbrica tessile “Varani”. Tutto comincia con l’attesa snervante delle dipendenti che presto sapranno cosa cambierà per il recente cambio di gestione e amministrazione.
Bianca, la rappresentante delle operaie, con più di trent’anni di servizio all’interno della fabbrica , impegnata in un colloquio con i commendatori Varani e la nuova dirigenza francese si rende subito conto dell’arroganza e della superficialità dei nuovi padroni: mangiando festeggiano mentre fuori il clima è molto preoccupato e teso.
Il momento più difficile per Bianca arriva quando le consegnano undici lettere, una per ogni membro del consiglio operaio della fabbrica. Le legge alle compagne e la proposta è drastica: rinunciare ai sette minuti o il licenziamento.
Dopo il colloquio con Varani, Bianca torna in fabbrica dalle sue colleghe,alle quali interessa solo sapere se potranno continuare ad avere un lavoro,anche se questo le avrebbe costrette a rinunciare ad un diritto. Bianca parla loro dicendo che avrebbero dovuto prendere una decisione fondamentale per il loro futuro. Questa decisione all’ apparenza non sembra pesante e difficile perché si tratta “solamente” di perdere 7 minuti della pausa di lavoro; le donne del consiglio sono pronte ad accettare, senza averci ragionato su. Bianca non è d’accordo: la posta in gioco è alta, anche se non sembra. Cerca dunque di far ragionare le compagne sulla questione, dicendo loro che il problema non sono i 7 minuti in sé ma la privazione dei loro diritti. Le donne non comprendono ancora quale sia il problema anche perché hanno poca esperienza e soprattutto hanno bisogno di lavoro e la loro paura maggiore è perderlo. Scoppiano scontri e dibattiti tra loro poiché non riescono a comprendere la grande responsabilità della loro decisione. Bianca, lasciata sola, esce dal Consiglio. Con Bianca solo poche donne, tra le quali una giovane appena assunta. Il fil racconta il confronto fra le donne e si conclude con la presa di coscienza della ragazza che con un atto di coraggio, dopo tanti ripensamenti, dà il voto decisivo per la vittoria del no alla proposta dei Varani. Da qui ha inizio una lotta per la difesa dei diritti delle operaie.
Il film si svolge sempre in interni, dentro una stanza della fabbrica con una soluzione scenografica che dà il senso dello sfruttamento a cui le donne sono sottoposte e della loro voglia di tenere il lavoro, a qualunque condizione, anche rinunciando a libertà e diritti.
Il tema ci tocca tutti per tante ragioni: non solo lo spettro della disoccupazione ci assilla tutti ma anche e soprattutto la privazione lenta e quasi invisibile dei diritti, con una violazione a della dignità umana angosciosa, perché mai esplicita. Anche il racconto delle dinamiche nelle relazioni umane dà molto da pensare perché le donne, povere e bisognose di lavoro, cominciano a farsi la guerra l’una contro l’altra. Come i capponi di Renzo, si beccano , litigano, perdono di vista l’obiettivo e il valore della solidarietà.
Infine, il film, amaramente, invita proprio alla solidarietà, fondamentale nella lotta per i diritti, perché solo insieme siamo più forti e meno infelici.
Cristiano Sardo e Fabrizio Condorelli