Vai a vedere un film, per caso e senza molto convincimento, e poi scopri che ti cambia la vita.
Parlo di “The imitation game” girato nel 2014 da Morten Tyldum.
Racconta le vicende di un giovane, Alan Turing , con un’ adolescenza difficile, un genio matematico, tormentato e perseguitato, omosessuale quando l’omosessualità era un reato.
Alan è un eccentrico solitario, con un grande ed unico amico che ama profondamente. Quando scoppia la seconda guerra mondiale e l’Inghilterra, sua patria, entra nel conflitto, Alan, per le sue straordinarie competenze matematiche, viene incaricato dai servizi segreti britannici per decifrare la macchina “Enigma” che cripta i messaggi nazisti e li rende indecifrabili.
Si mette subito all’opera: all’inizio la sua squadra non lo appoggia perché il suo progetto è incredibilmente difficile e “straordinario”: costruire una macchina capace di decifrare ogni singolo messaggio nazista. I suoi compagni avrebbero voluto limitarsi a decifrare un messaggio alla volta. Alan non si arrende, è deciso, non torna indietro, e comincia a costruire il primo computer della storia. Pian piano si conquista la fiducia dei suoi e la genialità del suo progetto è sotto gli occhi di tutti, ma proprio per questo anche perseguitata.
Finalmente tutta la squadra lo supporta anche moralmente, fino a quando, sfruttando un errore commesso dai nazisti, Alan trova la chiave per far partire la macchina e quindi aver in pugno le sorti del conflitto mondiale. Grazie a lui la guerra è stata più breve di ben tre anni e migliaia di vite sono state risparmiate.
Ma il film lascia l’ amaro in bocca: persecuzioni, ostracismi, diffamazione distruggono un uomo straordinario; infine l’accusa di omosessualità lo fa condannare alla castrazione chimica che lo porta alla morte dopo pochi anni. Il film non racconta la morte, ma le conquiste di una mente geniale, l’amicizia, l’amore, la persecuzione, il pregiudizio.
Questo film ha cambiato la mia vita perché mi ha fatto riflettere sulla necessità di credere in se stessi e nei propri progetti, fino alla fine, senza resa, senza cedimento e paure; solo per questa via si possono fare grandi cose. Non esagero se dico che la storia di Alan ha forgiato il mio carattere facendomi credere che investire nello studio sia necessario: non l’avevo mai vista così e ora credo che solo lo studio può portarmi a raggiungere traguardi anche difficili. Non solo, è anche cambiata la mia “visione morale” delle cose: come Alan , credo, ognuno deve contribuire a fare un po’ migliore questo mondo, senza paure.
Alan Turner è e rimarrà un esempio e la sua storia è il mio esempio di vita spesa per un’idea bella e forte in cui credere. L’orientamento sessuale è altro e, come la storia di Alan insegna, chi non rispetta un uomo porta un danno a tutta l’umanità. A proposito, grande l’interpretazione di Benedict Cumberbatch.
Cristiano Sardo