A partire da quest’anno, è entrato in vigore il progetto di alternanza scuola-lavoro previsto dalla Buona Scuola, che dovrebbe consentire agli studenti degli istituti superiori di toccare con mano gli aspetti fondamentali del mondo del lavoro, seguendo per un periodo di tempo alcuni lavoratori e partecipando attivamente alle mansioni svolte da questi ultimi. Questo progetto, come molti altri punti della riforma, non è stato accolto a braccia aperte, ma, al contrario, molti hanno contribuito a metterne in risalto gli aspetti negativi, che sono considerati più importanti di quelli positivi. Nonostante tutto, l’iniziativa è partita, e per l’anno 2016 è obbligatorio solo per gli studenti del 3° anno, ma anche io, che frequento il 5° anno del liceo scientifico, ho avuto l’opportunità di poter vivere quest’esperienza, che si è svolta, per alcuni alunni della mia classe e me, presso l’IMM, cioè l’Istituto per la Microelettronica e i Microsistemi, che fa parte del gruppo di centri di ricerca del CNR.
Due gruppi, ognuno formato da quattro ragazzi, hanno seguito due ricercatori ciascuno, che si sono specializzati in campi diversi. Volendo parlare un po’ della mia esperienza, durante la mia prima settimana ho seguito, insieme ai miei compagni, un gruppo di ricerca, formato da fisici e chimici, guidato dal nostro tutor, che in questo momento studia un metodo per produrre dei pannelli solari ibridi, cioè costruiti su materiali plastici e di semplice impiego, evitando procedure chimiche potenzialmente dannose. Invece, durante la seconda settimana abbiamo affiancato un microscopista, che in questo laboratorio si occupa di eseguire analisi con risoluzioni talmente elevate da riuscire ad osservare persino gli atomi.
Perché vi ho raccontato le attività svolte? In sostanza, volevo farvi sapere cosa è possibile fare grazie all’alternanza scuola-lavoro, soprattutto per studenti che sono orientati verso la scelta di facoltà universitarie scientifiche. Nel mio caso, visto che ho intenzione di frequentare la facoltà di fisica, è stato molto entusiasmante per me poter confrontarmi con dei ricercatori e vedere come si svolgono le attività lavorative in un centro di ricerca. Insomma, credo di aver vissuto in maniera estremamente positiva quest’esperienza, e questa opportunità possono averla moltissimi altri studenti. Insomma, uno dei punti fondamentali per cui l’alternanza scuola-lavoro, proposta dalla Buona Scuola, è una buona occasione per gli studenti, perché hanno possibilità di osservare da vicino il campo di lavoro che pensiamo di voler scegliere per il nostro futuro. Inoltre, il confronto con gli esperti del settore permette ai ragazzi di consolidare le loro conoscenze, mettendo anche in pratica tutte le nozioni teoriche apprese a scuola, ma permette anche di chiarire alcuni dubbi, sia per le proprie conoscenze, che per il proprio futuro, dato che i tutor possono essere degli ottimi consiglieri, grazie all’esperienza acquisita durante l’arco della loro vita.
Però, una delle argomentazioni contro l’alternanza scuola-lavoro, tirata in ballo dai professori di tutta Italia, riguarda la durata di questi periodi da trascorrere fuori dalla sede scolastica. Infatti, nell’arco di tre anni, cioè a partire dal terzo anno, gli studenti dovranno trascorrere fuori sede dalle 200 alle 400 ore, in base al tipo di istituto frequentato, e questo numero di ore è notevole per i professori, che riescono a malapena a spiegare tutto il programma previsto, necessario per gli studenti. Insomma, qui si sta parlando di una cambiamento dell’istruzione, per cui la formazione data a scuola, tramite le lezioni, viene trasformata in conoscenze pratiche, acquisite direttamente sul campo, sotto l’occhio vigile di un tutor. A parer mio, questa proposta è un bene, visto che sono uno studente del liceo scientifico, indirizzo scienze applicate, ma con applicazioni in laboratorio quasi inesistenti, a causa del taglio delle ore scolastiche. Infatti, grazie all’alternanza, ho avuto la possibilità di recuperare quelle ore di laboratorio perse, anche se a discapito di alcune ore di lezione, e credo che valga la pena di perderle. Infine, vorrei dire che questo è solo uno degli infiniti pareri che esistono su questa parte della Buona Scuola, che è forse una delle riforme dello Stato Italiano più discusse degli ultimi anni.