La Voce degli Studenti

Edizione sportiva Numero 3 Anno 2017

Nutrizione Sportiva secondo il nutrizionista Flavio Tersigni

Generalmente le persone non si preoccupano molto di quello che mangiano e delle attività motorie necessarie per smaltire i grassi in eccesso, ma quando arriva il momento della “prova costume” ecco il panico e la fretta di perdere chili. Dunque abbiamo intervistato un biologo nutrizionista, Flavio Tersigni, riguardo l’alimentazione e in particolare quella sportiva. Cos'è l'alimentazione in generale? Biologicamente l’alimentazione è il processo attraverso il quale un individuo assume degli “alimenti” fondamentali per sostenere le normali e quotidiane funzioni fisiologiche. Questi alimenti, attraverso il nostro apparato digerente, vengono scissi in macronutrienti e micronutrienti. I processi metabolici che vengono ad attivarsi successivamente alla formazione dei macronutrienti e dei micronutrienti, riguardano più specificamente i destini metabolici analizzati attraverso la “nutrizione umana”. L’alimentazione è socialmente molto importante: ricopre un ruolo fondamentale come fulcro di convivialità. Ritrovarsi attorno un tavolo e passare dei sereni momenti, insieme a cari ed amici, genera sempre gioia e felicità. Perché è così importante seguire un'alimentazione corretta nella vita di tutti i giorni e in particolare quando si pratica uno sport? Bisogna trattare bene il nostro organismo. Per questo motivo, in via preventiva, è molto importante seguire un’alimentazione corretta nella vita di tutti i giorni. Limitiamoci quindi nell’assunzione di “Junk Food” (cibo spazzatura) e cerchiamo il più possibile di avere un’alimentazione variegata e derivata da fonti alimentari sane. La chiave è proprio nella variabilità. Assumiamo fonti di carboidrati diverse durante la settimana (pasta, cereali, patate, legumi, pane); fonti proteiche sia animali che vegetali; verdure di diversi colori (è un buon metodo per garantirci l’assunzione di vitamine e sali minerali diversi nella dieta); olii vegetali. Nello sport il discorso cambia e muta ancor di più se parliamo di un atleta agonista o non agonista. L’atleta ha un fabbisogno nutritivo del tutto diverso rispetto una persona non praticante uno sport, pertanto, a seconda della disciplina praticata, si andrà ad effettuare una valutazione ben diversa ed ovviamente personalizzata. Per quanto riguarda i vari sport, ci sono delle diete specifiche da seguire in base al tipo di attività? Qui vorrei fare una precisazione: “non esiste una dieta da seguire per ogni sport come per ogni situazione”. Ogni piano alimentare è assolutamente personalizzato su una molteplicità di variabili. Ci sono più o meno delle diversità di assunzione dei macronutrienti (carboidrati, lipidi, protidi) da tener conto. Per esperienza posso dire con certezza che ognuno di noi è diverso, che ogni atleta è diverso ed ha un proprio stile di vita. Pertanto il piano alimentare verrà personalizzato su vari fattori: il suo ciclo di allenamento, il suo livello di stress, la stagione sportiva, eventuali patologie in atto, assenza o presenza di gare, altre caratteristiche che è possibile analizzare durante l’anamnesi della prima visita. È giusto seguire delle diete senza praticare uno sport o semplicemente senza eseguire delle attività motorie? Prima di rispondere a questa domanda vorrei farti una precisazione. Molte delle “diete” a cui sicuramente fai riferimento sono date dal momento e sono seguite per moda. Ti basta semplicemente pensare che ognuno di noi ha, in riferimento al momento che vive, una necessità dietetica diversa. Le diete di massa non esistono. Classici piani nutrizionali che trovi sui giornali di divulgazione sono finalizzati esclusivamente al marketing. Tornando alla domanda: un’attività motoria o uno sport, presuppone un fabbisogno nutrizionale ben diverso. Pertanto seguire un “piano nutrizionale a fini sportivi” senza fare sport, semplicemente non ha senso. Potrebbe tra l’altro recare dismetabolismi. Bisogna variare il piano alimentare nei giorni in cui si pratica un'attività fisica? Assolutamente si. La pianificazione dietetica è assolutamente connessa al carico allenante giornaliero. Esistono diete che seguite a lungo possono provocare problemi di metabolismo? Certamente. Classiche iperproteiche, chetogeniche iperproteiche o iperlipidiche, altre in commercio di cui purtroppo non posso far riferimento, possono essere assolutamente nocive se protratte per lungo tempo. L’alimentazione è molto importante, bisogna sempre affidarsi ad una persona competente e formata. Gli unici professionisti che possono valutare i bisogni nutritivi di un soggetto e sviluppare un piano alimentare sono Dietologi (Medici), noi Biologi Nutrizionisti, Dietista (quest’ultimo sotto prescrizione medica e con firma del medico sul piano alimentare). Nessun altro può stilare un piano alimentare: personal trainer, naturopati, fisioterapisti, farmacisti, etc etc sono un esempio di abuso della professione sanitaria in questione. Praticare sport senza seguire particolari diete, quali conseguenza può portare? Il fabbisogno nutrizionale nella pratica sportiva aumenta notevolmente. Non soddisfare questo fabbisogno può portare a molteplici disturbi metabolici tra i quali: blocco metabolico, diminuzione della massa muscolare, disturbi glicemici, amenorrea (assenza di ciclo mestruale nella donna), disturbi osteo-articolari, stanchezza cronica, svenimenti, etc etc… È giusto fare attività fisica durante l'età dello sviluppo? Si è giusto. Già nell’età prepuberale vi è una grande predisposizione a svolgere una determinata attività motoria e/o sportiva. Dobbiamo ricordarci sempre gli aspetti che differenziano ogni età sia in ambito psicologico che fisico. Da zero a tre anni la motricitá è necessaria anche all'apprendimento di schemi mentali di base che si sviluppano contemporaneamente ad abilitá motorie fondamentali come camminare, strisciare, la quadrupedia, etc. All’età circa di 3-4 anni si apprende il movimento della corsa e, in seguito, questa capacità viene stabilizzata e correlata nelle relazioni quotidiane, specialmente nei più piccoli. Negli ultimi tempi è apparsa superata la visione di una fragilitá biologica del bambino, da cui deriva la paura di somministrare un carico fisico. Infatti, esclusa qualche condizione o necessità individuale, risulta difficile sovraccaricare un bambino durante l’età dello sviluppo. (Risposta a cura del Dott. Andrea Cappuccitti – Educatore Posturale e Chinesiologo, specialista in Attività Fisica Adattata)