Fine pena mai, dalla pena di morte all’ergastolo

Nel corso della storia fino a pochi decenni fa – l’Italia ha abolito la pena di morte nel 1948- le pene più efficaci si diceva che fossero la pena di morte o addirittura la tortura, il cui fine era di impedire al colpevole di fare nuovi danni ai suoi concittadini e di distogliere gli altri dal compiere altri delitti.

Questo pensiero potrebbe anche essere giusto, se non che le pene, come afferma Beccaria nella sua opera “Dei delitti e delle pene” dovrebbero essere proporzionate al delitto commesso. Il carcere e le pene in generale sono  lo strumento più efficace di prevenzione del delitto.

Nel  passato, per esempio nel Settecento, abbiamo assistito  al diffondersi di pene corporali, delle torture, della pena di morte e dell’esilio. Il corpo perdeva di dignità ed era oggetto della pena. Dalla ghigliottina della rivoluzione francese ai roghi delle presunte streghe, il corpo era offerto in spettacolo. Lo Stato, applicando la pena di morte, compiva un crimine tanto più forte del delitto  commesso.

Oggi la pena di morte è mantenuta da più di novanta Paesi in tutto il mondo, nei quali viene concesso allo Stato il potere di privare deliberatamente una persona della vita. L’Italia, avendo movimento e pensiero e culture differenti da altri Paesi , ci ha salvati da queste atrocità, grazie alla introduzione dell’ergastolo (reclusione a vita). In molti Paesi questa condanna ha durata minore , poiché dopo quindici anni i reclusi possono richiedere la revisione del caso da parte di altre istituzioni. Nella Città del Vaticano Papa Francesco nel 2015 ha abolito l’ergastolo e ha concesso “solo” 35 anni di reclusione.

La pena dell’ergastolo, come afferma Elvio Fassone nella sua opera “Fine pena:ora”,e’ stata oggetto di riflessione per la Corte europea dei diritti dell’uomo, secondo la quale, dopo 25 anni di reclusione lo Stato dovrebbe sottoporre i detenuti ad un riesame della loro situazione al fine di decidere se il condannato possa essere rimesso in libertà. Solo per i delitti più efferati si dovrebbe applicare il massimo della pena.

Ma dove risiedono i condannati?

Ad ospitarli sono le carceri, luogo in cui si dovrebbe riavviare la rieducazione del reo, ma per motivi ignoti talvolta i condannati subiscono maltrattamenti da parte di altri detenuti e, spesso, delle stesse guardie. La detenzione si caratterizza  come condanna umanitaria: tutti vengono privati dello stesso tempo  di libertà e la misura del tempo consente di applicare la pena in proporzione alla gravità del reato stesso.

La più importante associazione rivolta all’aiuto dei detenuti è Amnesty International, un’organizzazione non governativa indipendente; una comunità globale di difensori dei diritti umani che si riconosce nei principi della solidarietà internazionale. L’associazione è stata fondata nel 1961 dall’avvocato inglese Peter Benenson, che lanciò una campagna per l’amnistia dei prigionieri di coscienza. Attualmente, Amnesty International è un movimento globale di oltre 7 milioni di persone che svolgono campagne per un mondo in cui i diritti umani sono goduti da tutti. Nel 1977 Amnesty ricevette, persino, il premio Nobel per la pace, per aver contribuito a rafforzare la libertà, la giustizia e conseguentemente anche la pace del mondo.

Silvia Baudo 

Lorena Messina 

Alessio Nicotra