Stabilimento Acqua Pozzillo, ore contate per l’amianto?

Tetti decadenti, rovinati e pericolosi. Quello che colpisce dell’ormai abbandonato stabilimento dell’Acqua Pozzillo sono le condizioni precarie e pericolose che caratterizzano soprattutto i tetti.  Questi ultimi sono interamente ricoperti da eternit, un materiale pericoloso, in quanto formato da cemento e asbesto, meglio conosciuto come amianto.

pozzillo3Forse a breve si riuscirà a liberare Pozzillo da questo peso che ormai le grava addosso da molti anni. Come ci spiega il sindaco di Acireale Roberto Barbagallo: «La bonifica dello stabilimento era nel mio programma elettorale. Per me è una priorità. Sanità pubblica e l’ambiente per questa amministrazione sono di primaria importanza”. Il sindaco aggiunge che il Comune “per eliminare l’amianto ci vogliono circa 700mila euro. Il Comune ha stanziato circa la metà dei soldi necessari, 700 mila euro, nel suo bilancio, ma in realtà l’immobile è della Sidoti Acque, che ad oggi non ha mai provveduto a a rimuovere l’amianto”.

Il titolare della Sidoti – riferisce primo cittadino – è stato rinviato a giudizio e il Comune di Acireale si è costituito parte civile nel processo. L’immobile è anche stato sequestrato dall’autorità giudiziaria. “Abbiamo richiesto l’eliminazione dei sigilli per cinquanta giorni – spiega il sindaco – così da poter fare una mappatura dell’impianto e di tutti gli immobili, attraverso una ditta incaricata, per poi procedere con la rimozione dell’eternit: dobbiamo verificare cosa ci sia di contaminato all’interno”.

9Un articolo pubblicato da Meridionews nell’aprile del 2014, riportava che Lei e la sua giunta non avessero incluso la rimozione dell’amianto all’interno della fabbrica in questione, all’interno del piano triennale 2016-2018

«No, la rimozione è stata considerata all’interno del programma. Il primo anno abbiamo utilizzato  le somme per l’affidamento alla ditta e al tecnico incaricato della mappatura e della progettazione. Nel secondo e terzo anno ci occuperemo della rimozione. Siamo in attesa che la Regione siciliana ci dia un aiuto in termini di risorse perché il nostro bilancio non riesce ad appostare tutti i 700 mila euro necessari. E’ un costo molto elevato per noi. Speriamo nell’aiuto della Regione, così come lo abbiamo ricevuto per la rimozione dell’ecomostro alla Timpa. In ogni caso, il proprietario dello stabilimento di Pozzillo dovrà ripagare la somma, dato che per legge si dovrebbe occupare lui dello smaltimento dell’amianto. Se non dovessimo riuscire a riscuotere ci rimarrà la proprietà dell’immobile.».

Dato che la fabbrica ricopre un’area abbastanza vasta, avete già dei progetti su una possibile riqualifica post bonifica?

«Se l’immobile dovesse rimanere in mano ad un privato, in questo caso la società Sidoti Acque, dovrebbe essere il proprietario a decidere. Una parte è comunque in mano al Comune di Acireale e quindi dovremmo essere noi a riqualificare quest’area molto vasta. Durante il sopralluogo di questa mattina erano presenti anche  due studentesse della facoltà di architettura, le quali stanno appunto pensando ad una tesi di laurea sulla riqualificazione dell’area. Quest’ultima potrebbe prevedere la realizzazione di un parcheggio, dato che si potrebbe pensare ad una chiusura del centro storico di Pozzillo. Questa piccola frazione Acese, così come Santa Maria La Scala, è uno dei ‘gioiellini’ che questa città ha da offrire. Un’altra parte la si potrebbe utilizzare per la realizzazione di strutture turistiche, dobbiamo però fare attenzione a non creare un danno all’ambiente. Dunque posso dire che momentaneamente non ci sia un progetto, ma che sia importante per adesso eliminare il problema che potrebbe gravare sulla salute dei cittadini».

pozzilloA proposito di ciò, l’ASP, ovvero l’autorità preposta ai controlli, ha effettuato dei controlli periodici così come richiederebbe la legge?

«Diciamo che dei controlli puntuali e periodici non sono stati effettuati, ci sono stati due/tre controlli, l’ultimo credo sia stato effettuato dall’ASP di Palermo, su sollecitazione dei consiglieri e quant’altro. Sono presenti delle contaminazioni, dato che molto del materiale è anche sgretolato; questa mappatura che stiamo effettuando in questi 50/60 giorni, ci permetterà di realizzare un quadro completo dell’area e del grado di inquinamento che questa situazione può creare. Verranno dunque analizzati sia la qualità dell’aria che il terriccio che c’è a terra».

Secondo lei per quale motivo la Sidoti Acque, che è un’azienda privata, una volta che la fabbrica dichiarò fallimento nel 2008, non si occupò di provvedere ad una bonifica o perlomeno ad una asportazione del materiale contaminato?”

«Ritengo che quando la Sidoti Acque comprò la fabbrica, non si pose il problema Eternit, problema che iniziò a nascere durante i primi anni novanta. Dato che, prima che l’amianto si deteriorasse, creando così pulviscolo e polveri, la sua presenza non creava dei problemi – anche se certamente se non ci fosse stato sarebbe stato meglio -. Tutto ciò perché l’eternit se non deteriorato non dovrebbe creare dei problemi».

pozzillo2POZZILO E LO STABILIMENTO. Pozzillo, piccola frazione acese, divenne famosa grazie alla presenza dell’azienda di acque minerali, proprietà della società privata: Sidoti Acque. L’acqua,  veniva prelevata anche attraverso tre pozzi artificiali e imbottigliata e commercializzata dal 1926. La società Acquapozzillo poteva vantarsi di aver fornito il re Ferdinando I di Bulgaria, che conobbe l’acqua durante un suo soggiorno in Sicilia. L’attività cessò poi durante i primi anni duemila, l’azienda chiuse nel 2006 e dichiarò fallimento nel 2008.

Di questo piccolo “impero” commerciale che aveva reso nota una frazione del tutto sconosciuta di Acireale, adesso rimangono solo strutture non a norma e pericolose, i cui materiali gravano sulla salute dei cittadini. Basti pensare infatti che Pozzillo è diventata uno dei siti siciliani con la maggiore presenza di amianto e materiale contaminato. Il problema Eternit è dunque importante e non sottovalutabile, così come era stato fatto fin’ora dalle autorità che avrebbero dovuto occuparsene.

Cristina Bonanno, Virginia di Bella