Recensione “La fattoria degli animali”

La fattoria degli animali” di George Orwell è un romanzo satirico, scritto nel 1943 e pubblicato da Secker & Warburg nel 1945.

Il romanzo, scritto sotto forma di favola, è un’allegoria al totalitarismo sovietico di Stalin, una critica generale a qualsiasi forma di totalitarismo. George Orwell fu un giornalista e scrittore britannico che, pur condividendo gli ideali di sinistra, in seguito alle tragiche esperienze  vissute in guerra, divenne antisovietico e antistalinista, motivo per cui il suo libro venne rifiutato da molti editori che volevano evitare ripercussioni  dal momento che in quel tempo l’Inghilterra era alleata con l’URSS di Stalin. Il romanzo, infatti, fu pubblicato solo dopo la fine dei conflitti nel 1945.

Pur celando una critica molto diretta e sferzante, il romanzo è scritto con un linguaggio molto semplice e comprensibile a tutti; esso infatti racconta la storia di alcuni animali che, stanchi dello sfruttamento e dei soprusi del loro padrone, danno vita ad una rivolta per prendersi la fattoria. Gli animali instaurano un vero e proprio codice democratico per vivere secondo un principio di uguaglianza, allegoria al comunismo in generale.

Dapprima la vita nella fattoria, pur con molte difficoltà, procede bene, infatti ogni animale ha una capacità che mette al servizio degli altri per mantenere in armonia la vita di tutti. Ben presto però i maiali, più intelligenti e astuti, iniziano a prendere il sopravvento sugli altri e a dettare legge nella fattoria, tanto che, approfittando dell’ignoranza degli altri animali, apportano modifiche al codice della fattoria e diffondono le loro idee e bugie facendo leva sulla paura per il ritorno del fattore.

Emergono sugli altri allora due  maiali più carismatici, Palla di neve e Napoleon, il primo è un rivoluzionario sincero che crede veramente negli ideali rivoluzionari, ma che viene cacciato dalla fattoria proprio da Napoleon, opportunista e tiranno.

Col tempo quest’ ultimo acquisisce sempre più potere che lo porterà a circondarsi di pochi  amici fidati, tra cui i cani, che rappresentano la polizia sovietica, e a prendere il sopravvento sugli altri animali, che  si  trovano in una situazione peggiore  di quando c’era il fattore.

Napoleon arriva persino a rinnegare gli ideali della rivoluzione, infatti inizia a camminare su due zampe e a modificare alcuni dei motti rivoluzionari: da “quattro gambe buono, due gambe cattivo” si passa a “quattro gambe buono, due gambe meglio”. La trasformazione in uomo si realizza lentamente fino a diventare antropomorfo.

Nel libro ogni uomo e ogni animale rappresentano un preciso personaggio o una precisa classe sociale durante la rivoluzione russa e il regime sovietico di Stalin, così come molti degli avvenimenti e dei simboli presenti nel romanzo raffigurano eventi realmente accaduti o parodie di simboli sovietici come la bandiera della fattoria: il corno e la zampa infatti equivalgono alla falce e al martello 150px-Animalism_flag.svgdella bandiera sovietica.

Il messaggio racchiuso nella storia è che ogni ideale può essere “macchiato” da alcuni uomini assetati di potere disposti a tutto, perfino a rinunciare alle loro idee, a danno delle persone semplici e ingenue che, ingannate da false promesse e cattiva propaganda, ne pagano le conseguenze a caro prezzo.

Nella sua  apparente semplicità, il libro risulta molto godibile e fruibile da tutti, senza essere mai banale e scontato grazie alla grande capacità critica e alla stuzzicante e sferzante satira che dipinge un’ importante epoca storica e può essere un interessante spunto di riflessione sulla situazione politica odierna.

 Il libro dovrebbe essere letto da tutti, soprattutto per prendere consapevolezza degli inganni e della cattiva propaganda che ci circonda perché il futuro di noi tutti dipende da noi stessi e una visione distopica come quella orwelliana potrebbe non essere così lontana.