L’etica è un insieme di norme, non necessariamente scritte, e valori a cui dovrebbero attenersi tutti gli individui.
Ognuno sa quanto sia apprezzabile ubbidire alla legge; tuttavia non vogliamo sembrare amorali dicendo che, in certe circostanze, riteniamo giusto che si vada contro l’etica.
Un individuo può aiutare il prossimo o essere incurante, mantenere le promesse o non rispettare la parola data, attenersi alle leggi militari o trasgredirle.
Invece di sognare una società ideale in cui tutti gli individui rispettano la morale, è più opportuno esaminare la realtà.
Vogliamo portare un esempio recente: in Norvegia, nel luglio del 2011, un neonazista, Anders Behring Breivik, ha sparato sulla folla sull’isolotto di Utoya durante un meeting di giovani laburisti. L’anno seguente i giudici norvegesi lo hanno condannato a ventitre anni di reclusione.
Egli ha fatto causa allo Stato, lamentando condizioni di detenzione disumane poiché, tra l’altro, è tenuto in totale isolamento. La corte gli ha dato ragione, perché l’articolo 3 della Convenzione dei Diritti dell’uomo vieta la tortura e ogni trattamento inumano e degradante.
Tuttavia questa sentenza, anche se rispetta la Convenzione europea sui diritti umani, fa discutere.
Coloro che si limitano a rispettare l’etica senza considerare i singoli casi non sempre fanno la cosa giusta.
Ciò è affermato da Dante nel XXXIII canto dell’Inferno: il poeta fiorentino promette a un dannato, frate Alberigo, di toglierli il ghiaccio che gli tiene unite le palpebre, a condizione che quegli gli racconti la sua storia. Dante, dopo aver parlato con il traditore, non mantiene la parola data, dicendo: “E cortesia fu lui esser villano”.
Dunque essere duri nei confronti di un pluriassassino è da considerare un’azione corretta.