Stop al femminicidio!

Un’altra donna uccisa barbaramente da quel concetto di amore che ci dicono sia l’unico per  mantenere in piedi una relazione o una famiglia: accettazione, sopportazione,  rinuncia, silenzio,…. e ogni altra forma di sottomissione  al maschio che, ci dicono da secoli, rappresenta il sesso  forte,  la protezione, la sicurezza. Quale protezione, quale sicurezza  ha avuto   Sara, di ventidue anni, bruciata viva dal fidanzato che voleva lasciare e che non le permetteva di lasciarlo?

Il problema è che ci hanno spiegato male, noi dobbiamo proteggerci proprio da loro, da quei maschi che confondono amore con possesso e controllo e che scambiano la fiducia con l’assoggettamento.

E dobbiamo difenderci da coloro che s’indignano solo quando ci vedono morire ancora, ma nella loro quotidianità si girano dall’altra parte e contribuiscono, con l’indifferenza,   a sminuire e rendere invisibile   un fenomeno culturale atavico che affonda le sue radici nella   storica, e mai seriamente intaccata, disparità di genere e sulla diseguale ripartizione del potere tra uomo e donne che di manifesta ad ogni istante della nostra vita in mille  forme possibili.

Dobbiamo  imparare  a riconoscere i segnali e gli indicatori della violenza contro le donne e a reagire subito, occorre modificare prassi di intervento e metodologia di intervento dei servizi territoriali…occorre che la smettiamo di indignarci troppo tardi …occorre avere cura di noi.

Ci siamo stancate  di contare donne uccise  e leggere le solite voci tristi, preoccupate! Bisogna fare!

Noi diciamo basta e l’anno prossimo, con le donne di Thamaia e con la nostra professoressa Pina Arena, apriremo a scuola sportelli  di aiuto e di ascolto contro chi dice di amarci ma  in realtà    ci   fa  morire!

                                               Le ragazze del progetto  “ Keep Calm”