Machiavelli, precursore della società attuale?

«A un Principe è necessario avere amico il popolo: altrimenti nelle avversità non ha scampo» (Il Principe, cap. IX)

Questa frase detta uno dei punti cardine dell’odierna democrazia; infatti, un giusto governante deve essere scelto direttamente dal popolo e non soltanto da pochi. Un governo che viene scelto soltanto da una stretta cerchia di persone è destinato a fallire perché, presto o tardi, il popolo si ribellerà e caccerà via ”l’oppressore”. Infatti, citando Machiavelli, “uno che contro il popolo diventa Principe in favore dei potenti, deve prima di ogni altra cosa conquistare il popolo, e ciò gli sarà facile nel momento in cui prenderà il popolo sotto la sua protezione”. Molto spesso, il governante favorisce gli interessi di pochi ed intende la politica come mestiere e non come mero servizio per il popolo. Seguendo la “lezione delle antique”, proprio qualche decennio fa, due uomini rappresentanti di due partiti politici ideologicamente opposti, Aldo Moro (Democrazia Cristiana) ed Enrico Berlinguer (Partito Comunista Italiano), cercarono un’alleanza affinché il popolo ne traesse giovamento (il cosiddetto “compromesso storico”); tuttavia, l’accordo non andò in porto a causa dell’uccisione dello statista Aldo Moro da parte dei brigatisti rossi nel 1978. Aveva dunque ragione Sandro Pertini quando diceva che “è meglio la peggiore delle democrazie che la migliore di tutte le dittature”? Sicuramente per molti la democrazia assicura la libertà di espressione, ma è proprio così? Secondo il diritto internazionale, le limitazioni alla libertà di parola hanno l’obbligo di rispettare tre condizioni: devono essere specificate dalla legge, devono perseguire uno scopo riconosciuto come legittimo ed essere proporzionate al raggiungimento di tale scopo. Tuttavia, queste restrizioni possono essere applicate in qualunque circostanza?

Il giudice del Consiglio Superiore della Magistratura Piergiorgio Morosini ha annunciato che parteciperà operosamente alla campagna per il NO al referendum costituzionale proposto dal primo ministro Matteo Renzi, dichiarando che “un rapporto equilibrato tra Parlamento e organi di garanzia va preservato”. Tali dichiarazioni sono state poi smentite dallo stesso il quale afferma che “il testo non rappresenta il mio pensiero”. Ma un uomo della sua importanza può esprimere liberamente tali opinioni e punti di vista? Le sue affermazioni sono state criticate sia da Giovanni Legnini, Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, che da diversi esponenti del PD in quanto egli rappresenta un’istituzione e come tale non può, e non deve, manifestare pubblicamente i suoi ideali politici. Altri, tra cui Michele Vietti, sostengono che il PM in qualità di uomo libero ha il diritto di esprimere il suo pensiero.

ANDREA PINTO E FRANCESCO NASISI