Il sapore del potere

La società civile prova sempre più la sgradevole sensazione che il potere non sia gestito per beni “giusti” e “civili. Raggiungere il potere rappresenta ancora oggi la soddisfazione di interessi personali o significa lavorare per il bene della collettività? E’ ancora in corso di svolgimento il processo su “Mafia Capitale”, il caso esploso nel dicembre 2014 con l’arresto dell’ex terrorista dei Nar Massimo Carminati e del noto imprenditore Salvatore Buzzi. I due sono accusati di essere a capo di una vera e propria associazione criminale di stampo mafioso. Essi hanno acquisito in modo diretto ed indiretto la gestione ed il controllo di attività economiche, di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici nel Comune di Roma ed in tutto il Lazio, utilizzando malversazioni, estorsioni, riciclaggio e, soprattutto, atti di corruzione di politici e funzionari pubblici. Fiumi di denaro pubblico sono affluiti illecitamente nelle loro tasche, denaro appartenete a tutti i contribuenti. I comportamenti dei “potenti” lasciano trasparire quella  visione pessimistica che aveva dell’uomo Niccolò Machiavelli, un uomo centauro, ossia un essere metà uomo e metà animale, capace di diventare umano o feroce come una bestia a seconda delle circostanze, che ha come obiettivo primario quello di raggiungere il potere e di mantenerlo, anche a costo di sopraffare e prevaricare gli altri uomini. Raggiungere l’obiettivo a qualunque costo, con ogni mezzo lecito ed illecito, per assaporare il piacere di dominare sugli altri.  O si domina o si è dominati, quindi perché non far parte della categoria dei dominatori? Ma a parte il puro e semplice gusto di esercitare il potere, spesso il potente è disposto a commettere azioni moralmente censurabili o addirittura criminali pur di raggiungere l’obiettivo prefissato. Nerone mise a ferro e fuoco Roma per poter far ricadere la colpa sui Cristiani. Quanti sanguinosi attentati sono ancora avvolti nel buio, azioni sulle quali ancor oggi le varie parti politiche si rimpallano le responsabilità?  Il fine giustifica i mezzi, potrebbe dire il potente di turno per giustificare un’azione che ritiene utile per sé. Ma se condividessimo questo modo di pensare e di agire, se ciascuno di noi per raggiungere i propri obiettivi ricorresse a violenze, prevaricazioni, menzogne, quale società andremmo a creare? Forse lo stesso Machiavelli in realtà si rivolgeva proprio al popolo con l’intento di fargli prendere coscienza della necessità di resistere a tutto ciò. Una società costituita da onesti avrà rappresentanti onesti che si impegnano per ottenere il bene comune; una società basata sugli interessi personali è destinata a non avere un futuro.