1513-2016: Renzi il premier “machiavellico”

È forse Machiavelli la guida cui si ispira la politica moderna?

La sua opera , “il Principe”, rimane ancora oggi una delle composizioni più lette e discusse , esaltate e vituperate , amata e odiata della letteratura politica di tutti i tempi.

Ma come può questa fornire un modello, un ideale per la nostra società, oggi sicuramente più moderna rispetto quella contemporanea a Machiavelli?

È la storia, la “ nostra storia” , la fonte di ispirazione dell’autore , alla quale Machiavelli affida un valore propedeutico, giungendo alla conclusione che gli errori , gli atteggiamenti e il comportamento degli esseri umani rimangono perpetui e imperituri, perché l’uomo nonostante cambi il modo di vivere il mondo che lo circonda non riesce a mutare l’interiorità di se stesso perseverando in modi di agire sempre analoghi al passato.

Sarà , forse , la nostra mente rimasta radicata al passato ? O l’uomo e le sue passioni rimasti immutati ….

È Machiavelli il primo a porsi e contemporaneamente fornire una risposta a questi interrogativi,elaborando una vera e propria regola , capace di far gestire all’uomo il proprio potere; la conquista di quest’ultimo e il suo mantenimento divengono i punti cardine dell’intero pensiero machiavellico.

Si tratta di un potere, che teorizzato secondo l’applicazione di una nuova prospettiva d’analisi , guarda in vista di una politica non basata su schemi idealistici, ma su un’osservazione neutrale di ciò che concretamente accade.

Nasce , dunque , la volontà di rendere autonoma la politica (a-morale) da considerazioni di ordine etico-religiose , per attenersi fedelmente al piano dell’esperienza, prestando attenzione più “alla verità effettuale della cosa che alla immaginazione di essa”.

A partire da queste concezioni , dall’opera machiavelliana si possono ricavare insegnamenti concreti e “guide all’azione” politica, utili per gli uomini di potere per prendere decisioni e per orientare la propria condotta, sia che si tratti di scegliere i propri collaboratori, di introdurre nuove leggi o di accrescere il proprio consenso, tutti casi in cui Machiavelli dispensa consigli d’immediata applicazione.

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Scienza della politica e pratica di governo, analisi e azione, è questo il binomio indissolubile che, tra le altre cose, rende la lezione di Machiavelli così importante, ieri come oggi. Una lezione che a quanto pare, anche a distanza di cinque secoli, non si riesce a comprendere pienamente o ad apprezzare come si dovrebbe.

Proprio nel “leader” Renzi, si possono riscontrare alcuni insegnamenti del teorico fiorentino.

Dal 24 Febbraio 2014, Matteo Renzi, ex sindaco di Firenze, è il primo ministro italiano, prendendo il posto del dimissionario Enrico Letta, ex segretario del PD. Renzi è il primo premier a non essere stato votato dal popolo, ma scelto, dall’allora capo dello stato, Giorgio Napolitano. Da qui si può denotare una prima somiglianza con l’opera “Il Principe” di Niccolò Machiavelli, in quanto spodesta letteralmente dalla carica l’ex premier utilizzando metodi “illegittimi”(imposizione delle dimissioni di Letta) che Machiavelli giustificava, infatti il famoso autore disse che l’attuazione di metodi contro la legge, purché in ambito politico, potevano essere giustificati per il raggiungimento degli obiettivi. Inoltre altro fattore fondamentale nell’elezione di Renzi è la fortuna legata alla virtù, da ciò si crea l’occasione di diventare premier. Ciò è un fattore fondamentale per l’ideale del principe machiavelliano.

renziTorniamo a giorno 24 Febbraio del 2014 quando, l’ormai ex segretario del PD, illustra il suo programma al senato, intitolandolo, come il “programma dei mille giorni”, in cui l’Italia dovrà ripartire, o affondare; affermando:«Il programma dei mille giorni è il cartellone di recupero che si espone a fine partita. Se perdiamo non perde il governo, perde l’Italia». Un “out out” che sicuramente non ci fa stare tranquilli a due anni dell’elezione di Renzi. Ma rinfreschiamo la mente a chi non ricorda cosa disse Renzi quel giorno tramite l’intervista integrale, che si può trovare al seguente sito:

Tante promesse, tante idee ma vediamo su cosa si basa veramente il progetto Renzi:

Edilizia scolastica

L’Associazione nazionale dei costruttori edili ha presentato nel settembre 2013 un rapporto sull’edilizia scolastica definendo lo stato degli edifici preoccupante per vetustà e rischio in caso di sisma. Oltre 24 mila scuole si trovano in aree a elevato rischio sismico e circa 6.250 sorgono in aree a forte rischio idrogeologico. Per metterle in sicurezza secondo l’Ance servirebbero circa 50 miliardi di euro. Renzi vorrebbe mettere subito in uso i 2,5 miliardi già disponibili per i lavori (1,2 stanziati negli ultimi dieci anni per questi lavori e mai usati e 450 dal decreto del Fare e 850 dal 2015 per mutui delle Regioni).

Cittadinanza

Attualmente la cittadinanza italiana si può chiedere al compimento della maggiore età. Il premier propone che si possa essere considerati italiani dopo il completamento di un ciclo scolastico, dunque in quinta elementare per un bimbo nato in Italia.

Pubblica amministrazione

Renzi prospetta la possibilità, da parte di ogni cittadino, di verificare on line ogni spesa della pubblica amministrazione. E l’addio a dirigenti a tempo indeterminato. Sono 350 le nomine di dirigenti della pubblica amministrazione che dovrebbero toccare al governo Renzi.

Cassa depositi e prestiti

Per le imprese che deve avere pagamenti dallo Stato la restituzione totale dei crediti utilizzando la Cassa Depositi e Prestiti che sarebbe utilizzata anche per aprire linee di credito di piccole e medie imprese. Cosa è la CDP? Una società per azioni a controllo pubblico (80,1% del capitale è del Ministero dell’Economia, 18,4 di Fondazioni bancarie) che gestisce il risparmio postale e finanzia gli investimenti della Pubblica Amministrazione, le infrastrutture e dovrebbe anche sostenere l’imprenditoria.

Lavoro

Si chiama Jobs act il piano per il lavoro che dovrebbero contenere la proposta di un sussidio universale di disoccupazione anche per gli autonomi. Per chi perde il lavoro ci sarebbe l’obbligo di seguire un corso di formazione. L’obiettivo è però soprattutto quello di creare posti di lavoro. Si prospettano piani industriali di settore: innovazione tecnologica, energie alternative, investimenti contro il dissesto idrogeologico.

Cuneo fiscale

È la differenza tra quanto un dipendente si trova in busta paga e quanto invece realmente costa all’azienda. Attualmente il dipendente guadagna poco più di metà di quanto il datore di lavoro spende per lui. Renzi promette di diminuire questa differenza per 8-10 miliardi di euro tagliando del 10% l’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive, e quanto resta con la diminuzione dell’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche. L’agevolazione risulterebbe più alta per i redditi bassi.

Fisco e rendite

La parola d’ordine è semplificazione a partire da dichiarazioni dei redditi precompilate per dipendenti pubblici e pensionati. Il governo sta valutando l’ipotesi di alzare la tassazione sulle rendite finanziarie, cioè i proventi che derivano dal possesso di una risorsa finanziaria dunque azioni, buoni del tesoro, fondi e simili.

Quanto costa tutto questo?

I conti del piano economico di Renzi li ha fatti Confartigianato: 100 miliardi. 70 servono soltanto per pagare i debiti della pubblica amministrazione con le imprese, circa 35 per ridurre di 10 punti percentuali il cuneo fiscale.

Riforme istituzionali

Non solo quella della legge elettorale concordata con l’Italicum (in aula alla Camera da martedì 4 marzo), ma anche quella del Senato che dovrebbe essere formato da rappresentanti degli enti locali e la riforma del titolo V della Costituzione che riguarda Regioni, Province e Comuni, i loro compiti e i rapporti con lo stato centrale. Il sistema di divisione delle funzioni fra enti locali e governo centrale anche secondo la Corte Costituzionale è ormai inadeguato.

Giustizia

Secondo i progetti di Renzi, serve una riforma del settore civile, di quello penale e della giustizia amministrativa.

Insomma possiamo dire che la politica renziana si basa su problemi reali, come quelli sopra elencati, e sono problemi che vengono affrontati cercando di proporre una soluzione al fine di risolverli. Quindi la politica di Renzi analizza la situazione per come effettivamente si presenta, e non per come si vorrebbe che fosse, e ragiona sulle possibilità concrete di azione. Inoltre abilità cara a Renzi è sempre stata quella di essere prudente nel gestire le relazioni politiche bilanciando in esse forza (lione), astuzia (golpe) e apertura (il caso dell’elezione di Mattarella è uno dei tanti esempi), la figura di un politico quindi che sembra decisamente in linea con l’impostazione analitica e pratica di Machiavelli. Complice anche la sua giovane età, Renzi sembra seguire il consiglio del teorico fiorentino, che nel cap. XXIV del Principe raccomanda a chi arriva al governo avendo tutto da dimostrare (il “principe nuovo”) di seguire con prudenza i suoi precetti, così da essere “subito più securo e più fermo nello stato”, apparendo come chi ha una lunga pratica di governo alle spalle.

Sia nell’analisi della situazione politica, che nella strategia e nella tattica messa in atto, possiamo allora affermare che Renzi è un politico machiavellico.

In una politica che sta diventando sempre più “social”, il premier ha esposto le sue idee nel suo sito in cui si ritrovano i punti chiave e fondamentali della sua politica. Il tutto lo si può trovare nel seguente link: http://www.matteorenzi.it/idee/

Daria Bonfiglio, Rebecca Fazio, Edoardo Sergi