Italiani ultimi in Europa per conoscenza dell’inglese, deficit e buchi nell’istruzione italiana

Recentemente si è riscontrata una situazione drammatica nel nostro Paese che riguarda le lingue straniere. Un esempio popolare è rappresentato dal fatto che sette commessi su dieci non sanno interagire con un qualsiasi straniero. Non dimostrano le competenze basilari della lingua inglese per comunicare con questa tipologia di clientela.

Ogni giorno si riscontrano innumerevoli casi di questa incompetenza, che va a nuocere non solo l’ambito economico, nuocendo a varie ditte, ma dà un ulteriore conferma alle statistiche recenti. Infatti, non solo l’Italia viene colpita economicamente, ma fa emergere questo enorme problema dovuto all’istruzione. Il problema, quindi, nasce direttamente nelle classi scolastiche.

Nelle scuole, sin dalle elementari, si utilizzano programmi scarni, a volte con l’assenza di insegnanti madrelingua capaci di creare maggiore interesse, dando origine ad una preparazione scarsa in contrapposizione al livello medio-standard raggiunto da un qualsiasi altro Stato dell’Unione Europea.

Oggi viene pubblicato anche l’Indice di Conoscenza dell’Inglese per le Scuole. Per il nostro Paese si possono prendere in considerazione i risultati della Rilevazione 2016 effettuata in collaborazione con il MIUR, per verificare il livello linguistico dei ragazzi del terzo anno. I risultati evidenziano, per esempio, come negli istituti professionali il 90% degli alunni abbia un livello molto basso (A1 o A2). Questo problema colpisce soprattutto le regioni del Sud Italia, quali Puglia, Calabria, Sicilia e Basilicata.

Una delle città che si colloca agli ultimi posti è Catania. A tal proposito abbiamo intervistato una docente di lingua inglese dell’istituto G.B. Vaccarini, la professoressa Maria Grazia Granata.