Abbiamo incontrato Papa Francesco, un papa a cui siamo tutti molto affezionati, e che sta rinnovando profondamente la Chiesa Cattolica con la sua personalità rivoluzionaria e fuori dagli schemi. Forse, per questo suo essere “diverso” piace tanto a noi giovani. Gli abbiamo posto alcune domande e lui ha risposto secondo il suo stile con estrema franchezza e spontaneità, con un linguaggio semplice e colloquiale.
Quando è stato certo della sua vocazione?
All’età di 17 anni decisi di andare a confessarmi da Padre Duarte, un sacerdote che mi trasmise una così grande sensazione di spiritualità che mi venne l’idea di diventare prete, sebbene io non fossi del tutto certo della mia vocazione. Poi, all’età di 20 anni, fui vittima di una gravissima polmonite, e trascorsi tre giorni tra la vita e la morte. In quel periodo, la suora che mi aveva preparato alla prima comunione, Dolores Tortolo, mi diede forza dicendomi che con quella sofferenza stessi imitando Gesù. Era il 1958 e, una volta guarito, decisi di entrare nel seminario di Buenos Aires e farmi prete perché ero finalmente certo della mia vocazione.
Come è stata accolta la sua vocazione da parte della sua famiglia?
Credo che ognuno di noi abbia diritto di scegliere il proprio futuro e i genitori debbano sostenere le scelte dei propri figli, indirizzandoli verso ciò che è meglio per loro ma lasciandoli liberi di decidere per se stessi. Nel mio caso, nel momento in cui ho comunicato ai miei genitori la mia scelta, hanno reagito con particolare sorpresa; da una parte erano stupiti dalla mia improvvisa decisione: sapevano che della mia vocazione ma non pensavano avrei cambiato così radicalmente la mia vita; d’altra parte però hanno compreso la mia scelta e sono stati felici che io avessi trovato la mia strada, la strada di Dio.
Prima di intraprendere la vita religiosa quali erano i suoi piani per il futuro?
Quando ero piccolo mi piaceva andare al mercato con mio padre e lì vi erano tre o quattro posti dove poter comprare la carne. Io mi sedevo davanti al bancone e osservavo il macellaio fare i pezzi, per me era un’arte magnifica. Così sognavo di diventare un macellaio professionista.
Cosa ne pensa delle persone atee?
Io non li giudico ma preferisco un ateo coerente che un cristiano incoerente: molti di questi si proclamano cristiani dicendo di andare a messa, di fare opere di carità. Ma la loro vita non è cristiana perché non pagano il giusto ai loro dipendenti, sfruttano la gente, sono sporchi negli affari, fanno il riciclaggio del denaro…doppia vita.
Cosa ne pensa delle unioni civili omosessuali?
Ho accompagnato, nella mia vita di sacerdote, vescovo e anche di Papa, persone con tendenze e pratiche omosessuali. Le ho avvicinate al Signore e mai le ho abbandonate. Voglio essere chiaro: è un problema morale, e si deve risolvere come si può, con la misericordia di Dio, con la verità, ma sempre col cuore aperto. Le persone si devono accompagnare come le accompagna Gesù. Quando una persona con questa condizione è davanti a Gesù, Gesù non la manda via perché è omosessuale.
Cosa ne pensa dell’attuale Chiesa rispetto alle origini? Cosa pensa di cambiare?
Io trovo che la Chiesa, oggigiorno, sia una comunità meravigliosa, che professa gli stessi concetti della Chiesa primordiale, ma più accessibile a tutti e con molti più fedeli. Certo, mi addolora immensamente venire a sapere ogni giorno di scandali riguardanti preti, ma niente è perfetto, e stiamo lavorando affinché simili azioni non accadono più.
Qual è stata la sua rinuncia più pesante?
Nella mia vita, prima di diventare papa, ho rinunciato a molte cose. Penso che ne sia valsa la pena. Ma una delle cose che rimpiango è Maria Elena, mia sorella più piccola. Proprio per questo motivo ogni domenica sera la chiamo. Inoltre prima di diventare papa, mi definivo un callejero, ovvero un uomo di strada. Ero infatti solito a trascorrere il mio tempo passeggiando per le strade di Buenos Aires e giocando a calcio.
Perché ha deciso di chiamarsi Francesco?
Ho deciso di scegliere il nome Francesco quando mi ritornarono in mente le azioni compiute da San Francesco d’Assisi. Infatti il Santo è famoso per essere stato un portatore di pace durante le guerre e per aver impegnato tutte le sue forze per custodire il Creato e per aver dedicato la sua vita intera ai poveri e ai bisognosi, spogliandosi di tutte le sue ricchezze. Dunque mi sono immedesimato in questa figura poiché la mia vocazione è molto vicina a quella del Santo patrono d’Italia.
Cosa ne pensa del fondamentalismo islamico?
L’ Islam è una religione come tutte le altre e in quanto tale deve essere rispettata. Sappiamo però che oggi, purtroppo, a causa di interpretazioni sbagliate, si è sfociati in un vero e proprio terrorismo islamico. Quest’ultimo va combattuto trasmettendo l’ideale della pace a tutti, credenti e non, in modo tale da far comprendere che nessun Dio chiede di diffondere la sua parola facendo del male al prossimo.
Quali sono stati i momenti più difficili della sua vita?
Ci sono stati tanti momenti difficili nella mia vita, di salute. Quando avevo 20 anni stavo quasi per morire a causa di un’infezione e mi hanno dovuto togliere una parte del polmone… ma il Signore mi ha portato avanti. Poi ho avuto tanti altri momenti difficili, ma ho avuto fede in Dio. La vita è un dono di Dio, ma purtroppo nella vita ci sono momenti sia brutti che belli che bisogna superare.
La vita non è stata facile per me, ma io domando a voi: la vita in generale è facile? Le difficoltà ci sono e ci saranno sempre, ma si superano con fede e coraggio.
Confessiamo… l’incontro è avvenuto solo nella nostra immaginazione, ma le parole di Francesco sono autentiche, tratte da interviste realmente rilasciate.