Le carceri italiane sono le più affollate e costose d’Europa. A riportare il dato è l’associazione Antigone, la cui ricerca annuale attesterebbe la spesa di circa 140€ al giorno da parte dello Stato italiano per ogni detenuto, circa il triplo della spesa quotidiana della Spagna. Il tasso di sovraffollamento raggiunge indici spaventosi: sono circa in 3950 i carcerati privi di un posto letto, l’8% in più della capienza massima delle strutture italiane. Eppure i dati, rispetto al 2010, sembrerebbero in netto miglioramento; infatti, i detenuti fino a sei anni fa erano circa 68.000, adesso il numero si attesterebbe intorno i 53.000 (secondo un dato risalente al 31 marzo 2016). Ciononostante, specialmente in alcuni contesti, la situazione è tutt’altro che rassicurante. «Un contesto migliorato ma da tenere ancora sotto stretta osservazione», commenta con ottimismo il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, alla presentazione del dossier di Antigone. Come se non bastasse, alcune realtà penitenziarie non sono capienti abbastanza da garantire lo spazio vitale minimo per ogni detenuto, che spesso è al di sotto dei quattro metri quadrati: tra le città peggiori emerge anche Catania, con un tasso di sovraffollamento del 173%. Peraltro, in molte carceri italiane, vengono spesso a mancare le condizioni minime di diritto all’affettività per i detenuti: solo il 63% delle strutture statali garantisce il numero minimo di visite da parte delle famiglie previsto dalla legge, mentre solo due penitenziari in tutta la Nazione permettono ai detenuti di usufruire di telefonare via Skype ai propri cari.
Sembrano quindi irrisolte, e in certi casi addirittura aggravate, le condizioni di vita dei condannati alla carcerazione. Le cause di tale fenomeno, oltre a doversi attribuire alla cattiva gestione dei fondi pubblici, sono da collegare alla scarsa percentuale di applicazione ed esecuzione delle misure alternative alla pena carceraria. Inoltre, la lentezza dello svolgimento processuale per i tre gradi di giudizio previsti dalla giurisdizione italiana non fa altro che favorire questo processo di sovraffollamento.
Tali dati riportano alla memoria alcune problematiche che ormai da decenni sono presenti nel Paese. Basti pensare ad alcuni episodi di abuso sessuale ai danni di detenuti minorenni, che spesso venivano reclusi nelle strutture per adulti a causa della mancanza di posto in quelli che un tempo venivano definiti “riformatori”, generando tristi fatti di cronaca. Anche Pierpaolo Pasolini, noto intellettuale e attento a tali dinamiche, si era spesso espresso contro le modalità di reclusione dei detenuti, le cui fisiologiche pulsioni sessuali facevano in men che non si dica gridare allo scandalo. E’ necessario, pertanto, che oltre ad una riforma carceraria che risolva finalmente la questione del sovraffollamento, si tenti in aggiunta di eliminare o comunque limitare gli atti di violenza e abuso sessuale in carcere. A testimoniare la gravità del fenomeno sono alcuni dati, riportati dal ministero della Giustizia, che attestano che nel 2011 si sono verificati 340 tentati suicidi e oltre 1.800 atti di autolesionismo: cifre non solo esagerate se comparate agli standard europei, ma anche se paragonate a paesi meno democratici. E pare che le cause di tali azioni si ricolleghino spesso a dei tentati stupri verso detenuti più giovani o meno prestanti fisicamente, e quindi incapaci di difendersi, e che spesso ricorrono a pratiche di autolesionismo o tentano il suicidio.
Francesco Laneri